Dalla nostra inviata in Vietnam Nadia Pietrafitta

Hanoi (Vietnam), 9 giu. (LaPresse) – Il risultato “è strepitoso”, di quelli che se qualcuno lo avesse pronosticato prima del voto “io ci avrei messo la firma”. Matteo Renzi è ad Hanoi, in quella che è la prima tappa del suo viaggio in Oriente e, a fine giornata, dopo aver controllato gli ultimi risultati dei ballottaggi, traccia un bilancio con i suoi, al telefono con Roma. Questa tornata elettorale “segna la fine delle posizioni di rendita elettorale. È finito – questo il ragionamento del segretario Pd – il tempo in cui qualcuno sa che in quel posto lì vince di sicuro”. Il Pd ha perso a Livorno è vero, ragiona il premier, così come a Perugia, Padova e Potenza, ma la tesi secondo la quale la vittoria del M5S in una delle roccaforti della sinistra segna un arretramento del Pd è “insostenibile”. Così come – è l’analisi di chi guarda all’Italia da lontano – sbagliato sarebbe aprire una discussione interna al Pd sul risultato: a vincere è stato tutto il partito, che è riuscito a vincere in Piemonte e in Abruzzo e a conquistare 20 Comuni su 27. Non c’è un gruppo dirigente rinnovato (“renziano”, si sbilanciano alcuni analisti) che ha vinto e la vecchia ‘ditta’ che ha perso. I risultati, certo, andranno analizzati e su Livorno e le altre città in cui i Dem hanno ceduto il passo “ci faremo qualche domanda in più” ma non è che se uno sta vincendo 20 a 0 e poi prende il 20 a 1, ragiona Renzi con i suoi, comincia a dare la colpa al difensore, al fuorigioco o al portiere: sempre di un “trionfo straordinario” si tratta.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,