Roma, 26 mag. (LaPresse) – All’alba di lunedì mattina, quando lo scrutinio è quasi terminato, i giochi sono ormai fatti: il miracolo di Matteo Renzi si è compiuto. Il Partito democratico, ancora scottato dai risultati delle politiche di febbraio 2013, può cantare vittoria sul fronte europeo sfondando addirittura quota 40%. Un risultato “storico” e “sorprendente”, lo definiscono durante la notte i ministri democratici, che per prudenza (o per il timore di un ribaltone dell’ultimo minuto) cercano di limitare l’entusiasmo e aspettano di vedere “i risultati definitivi”. Meno cauto e molto social il presidente del Consiglio: “Un risultato storico – scrive su Twitter -. Commosso e determinato adesso al lavoro per un’Italia che cambi l’Europa. Grazie #unoxuno”. Il banco di prova del suo governo ha dato i frutti sperati. E se pochi giorni fa il premier ribadiva che il voto europeo non sarebbe stato “un test” per l’esecutivo, il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, non ha dubbi: quello di oggi, dice, “è un voto sul governo, su quanto fatto. Gli italiani hanno scelto di votare una forza che si è presentata per cambiare il sistema. E’ un voto che ci incoraggia a governare il Paese, a continuare il grande progetto di riforme del sistema”.
A passarsela male invece sono il Movimento 5 Stelle e Forza Italia. I pentastellati si fermano al 20%, in calo di cinque punti percentuali rispetto alle politiche del 2013, quando Beppe Grillo mischiò le carte in tavola al punto da mettere in crisi – e riuscirci – il bipolarismo. L’hashtag ‘#VinciamoNoi’, scelto dal movimento durante la campagna elettorale, si è ironicamente mutato in ‘#VinciamoPoi’, scatenando scaramucce in rete tra i pentastellati e gli altri utenti di Twitter. Ufficialmente nessuno del Movimento ha voluto rilasciare dichiarazioni. L’unico commento, poco dopo le 2, è arrivato da Roberta Lombardi, ex presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera, che ha suggerito di “aspettare domani” perché “i dati certi sono troppo esigui per fare una valutazione compiuta”.
Voti non corrispondenti alle attese anche per Forza Italia (ma, dice Toti, “non sono comunque numeri drammatici, teniamo presente che questa campagna elettorale è condizionata dalla condanna a Berlusconi”) che si ferma poco sopra il 16%. Lontano, lontanissimo dal 29,18% delle scorse politiche, quando, però, a correre era stato il Pdl insieme alla Lega, a Fratelli d’Italia, e quando il Nuovo centrodestra non era ancora venuto al mondo. Deborah Bergamini prova a ribaltare l’evidenza dei numeri. “Dobbiamo prendere questo segnale come positivo” dice, anche se poi ammette che “non possiamo dirci soddisfatti da quello che stiamo vedendo”.
Quarto partito – oltre le attese – è la Lega nord. Con un risultato del 6,2%, il segretario Matteo Salvini nella notte parla di numeri “miracolosi” e mostra entusiasmo sulla scia dei risultati ottenuti da Marine Le Pen in Francia che, con quasi il 25% di voti, è il primo partito oltralpe. Martedì ci sarà l’incontro tra i due leader, durante il quale proveranno a definire una strategia comune da portare avanti in sede europea.
Non stupisce, invece, rispetto alle attese, il dato sul numero dei votanti. L’affluenza definitiva si è attestata al 58,65% con un calo del 7,8% rispetto alle elezioni del 2009, quando a votare fu il 66,48% degli italiani. La regione nella quale hanno votato più persone è stata l’Umbria con il 70,44% mentre in Sicilia ha votato solo il 42,88% degli aventi diritto.
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