(di Nadia Pietrafitta)
Firenze, 23 mag. (LaPresse) – Presidente del Consiglio, segretario del Pd, sindaco d’Italia. Matteo Renzi sceglie di vivere l’ultimo giorno di campagna elettorale indossando tutti e tre gli abiti tra cui si divincola da quattro mesi a questa parte. Si inizia con la veste istituzionale. Il premier presenta a palazzo Chigi i risultati portati a casa nei primi 80 giorni di Governo. “Il giro d’Italia in 80 giorni” è l’hashtag scelto per l’occasione, mentre sul maxi schermo – al posto delle ormai note slide – scorrono dieci fotografie a sintetizzare quanto fatto fin qui. Si parte con il cedolino degli 80 euro che il decreto Irpef restituisce “per sempre” a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese e che “è solo l’inizio” perché il Governo “penserà anche a partite Iva e pensionati”. Passando per la foto che immortala l’accordo Electrolux e racconta quanto fatto con il decreto lavoro, per gli Artbonus del decreto cultura e quanto fatto per scuola e trasparenza, si arriva alle foto di Renzi con Merkel e Obama. La voce narrante del premier mantiene toni istituzionali ma non mancano le frecciatine a “gufi” e detrattori.
“LA PIAZZA E’ CASA NOSTRA”. È in piazza, però, nel pomeriggio a Prato e in serata nella sua Firenze, che Renzi gioca le ultime carte della campagna elettorale e veste i panni di segretario del Pd e sindaco d’Italia che mette la propria faccia nella battaglia dei candidati democratici alla poltrona di primo cittadino. Renzi ha scelto di giocare in casa. In piazza Duomo a Prato, al fianco del fedelissimo Matteo Biffoni, quello del premier più che un comizio politico è una spiritosa chiacchierata con la gente. “Facciamo vedere che la piazza è casa nostra che in piazza ci siamo anche noi”, esordisce ammettendo come la sfida nella cittadina toscana sia “l’emblema della campagna elettorale” data la “scoppola storica” rimediata dal centrosinistra alle passate elezioni.
“NON SI VINCE EVOCANDO IL TERRORE”. Battute a parte, Renzi continua a giocare il suo derby: “La politica non può essere una gara di insulti, una gara di vaffa. Non si vince sulla paura, evocando il terrore”, ribadisce facendo riferimento a quel Beppe Grillo che considera l’avversario da battere. Ecco perché, è il suo appello finale, “non vi chiediamo solo di andare a votare domenica, ma di prendere il telefonino, guardare la rubrica e convincere uno per uno chi non ha votato per noi. Chi ha votato Berlusconi e chi ha votato Grillo”. Perché “l’altra volta abbiamo perso” e se a votare Pd “sono solo i nostri” il risultato non cambia.
“NON LASCEREMO L’ITALIA A CHI VUOLE DISTRUGGERLA”. Per l’ultimo atto della maratona elettorale, poi, Renzi si lascia “emozionare” e commuovere da una piazza della Signoria piena di gente e bandiere democratiche e tricolori. “Noi da Berlinguer, voi oltre Hitler”, si legge su uno striscione. Oltre agli applausi, quando il segretario Pd fa il suo ingresso sul palco dopo il discorso del candidato sindaco Dario Nardella, c’è anche qualche fischio di alcuni manifestanti per il movimento per la casa. “In questi giorni cercano di provocarci nelle piazze, noi rispondiamo con un sorriso”, Replica lui. Di più. “Cercano di farci arrabbiare, noi cambieremo l’Italia anche per loro”. La sfida a chi “ha scelto la rabbia” è lanciata. “Vogliamo talmente bene a questo Paese che non lo lasceremo nelle mani di chi lo vuole distruggere”, è la promessa.
“NAPOLITANO NON MERITA L’ODIO”. Il pensiero, e gli applausi, vanno subito a Giorgio Napolitano, attaccato dai grillini in piazza San Giovanni, a Roma. “Come si fa a dire ‘io non odio Napolitano come politico ma come persona?’ – domanda alla piazza – Il presidente della Repubblica non merita di essere vittima di una campagna d’odio”. E se prima era “o noi o loro”, la speranza contro la rabbia, la proposta contro la protesta, “adesso – si lascia scappare il premier – in questo scenario ci siamo soltanto noi”.
Prima della consueta ‘fuga’ verso i sostenitori Dem con tanto di salto dal palco, Renzi si concede poi un ringraziamento speciale alla moglie Agnese “per la generosità e la pazienza” dimostrata in un periodo difficile per la famiglia, divisa tra Roma e Firenze. Presidente del Consiglio, segretario del Pd, sindaco d’Italia. Per l’ultima sfida anche emozionato marito e papà.
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