Roma, 6 ott. (LaPresse) – Ad una settimana dalla crisi di Governo, poi rientrata, il Popolo della Libertà è ancora spaccato. Ancora una volta falchi e colombe, i lealisti e i dissidenti. Quando la crisi di partito sembrava rientrata, si riapre e questa volta la polemica riguarda l’organizzazione stessa del partito. A lanciare il sasso, oggi in un’intervista sul Corriere della Sera, è Raffaele Fitto, ex ministro ed ex presidente della Regione Puglia in quota Pdl. Lancia una sfida ad Alfano e al partito intero: azzerare tutti gli incarichi di partito e convocare un congresso. Tante le reazioni degli appartententi al partito: vicini a lui i falchi, i lealisti; contro di lui le colombe.
A criticare duramente Fitto è Fabrizio Cicchitto, primo fra i dissidenti del Pdl, che nonostante reputi l’ex ministro un buon amico, pensa che voglia ” giocare d’anticipo e interrompere i colloqui e i tentativi di intesa unitaria. Infatti la sua proposta di azzerare tutte le cariche e di andare ad un congresso, del quale peraltro non esistono neanche le precondizioni materiali, se raccolta, rinchiuderebbe il Pdl in una sorta di sfida all’Ok Corral interna, del tutto autoreferenziale che assorbirebbe tutte le energie del partito in una sorta di permanente duello interno”.
Accolgono bene le parole di Fitto, invece, i lealisti. Per Mariastella Gelmini l’ex governatore della Puglia “ha il merito di aprire una riflessione seria sulla linea del partito”. “Una strada di buon senso”, quella percorsa da Fitto, secondo Nitto Palma che vuole “unità del partito, processo di democratizzazione attraverso regole certe il più possibile condivise, rapida celebrazione del congresso nazionale e dei congressi regionali”. E veloci seguono i pareri favorevoli di Mussolini, Capezzone e tanti altri che probabilmente come Fitto in questo momento non condividono l’azione politica di Alfano ” che rischia di costruire un centro politicamente e culturalmente subalterno alla sinistra”.
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