Roma, 28 set. (LaPresse) – Se il nome di Enrico Letta divide le anime più estreme di Pd e Pdl, attorno al premier si stanno però stringendo le anime centriste dei due maggiori partiti. Già questa settimana in una eventuale votazione per la fiducia in Senato, il presidente del Consiglio potrebbe infatti contare su un nuovo gruppo parlamentare di 45-50 senatori che diranno sì alla fiducia, affiancandosi ai 108 del Pd e garantendo una maggioranza solida, di forse 170 voti, a Letta. Questo gruppo sarà l’embrione del Partito popolare, la nuova forza di centro che ingloberà l’Udc, gli scontenti di Scelta civica oramai lontani da Mario Monti, parte delle ‘colombe’ del Pdl e un gruppetto di grillini delusi che già sanno che non saranno rieletti. Il Pd conta nel complesso oggi su 108 rappresentanti, ai quali vanno aggiunti 3 socialisti e 6 senatori delle minoranze linguistiche, mentre ad oggi sono solo 20 i centristi.

Il gruppo dei Popolari seguirà Letta anche qualora il premier, vedendosi sgretolare sotto i piedi la ‘grande coalizione’, avviasse una crisi soft, che potrebbe portare a un Letta-bis con nuovi ministri al posto di quelli del Pdl, e una nuova maggioranza. A tirare le fila di questo progetto è l’Udc, in forza di una decennale battaglia per arrivare proprio al Partito popolare. “E ora che Berlusconi è fuori dai giochi, in un modo o nell’altro, quel progetto ha ripreso fiato”, raccontano gli uomini di Casini, che in questo fine settimana continuano a telefonare senza sosta agli indecisi. “Non sarebbe una riedizione della Dc”, spiegano agli interlocutori, ma una forza politica nuova che garantirebbe unità e stabilità al Paese. “Guardiamo oltre a questa fase, in cui però bisogna rimettere a posto le cose” spiegano, a cominciare dalla legge elettorale.

Nessuna stampella per Letta, ma un’alleanza vera e propria per questa legislatura, poi si vedrà. “Questo è un progetto politico vero, un’opportunità” ribadiscono dentro e fuori il Parlamento. L’improvviso ultimatum nel Consiglio dei ministri di ieri da parte di Letta potrebbe anche nascere da questo appoggio centrista inedito, e in queste ore si comprende ancora meglio la lungimiranza di Giorgio Napolitano nell’aver scelto un uomo di centro come l’attuale premier. Solo attorno ad una personalità con le origini politiche di Letta, un progetto del genere poteva trovare terreno fertile. Difficile immaginare un’operazione simile a sostegno di D’Alema o Bersani. Quali saranno i tempi di questa crisi, lo si capirà meglio anche dalle parole di Berlusconi, che domani potrebbe telefonare alla presentazione del club di Forza Italia ‘Trasporti, Logistica e infrastrutture’ creato dall’ex sottosegretario ai trasporti, Mino Giachino, che verrà inaugurato a Torino. Se Berlusconi decidesse di staccare la spina, i neo-Popolari provenienti dal Pdl non potrebbero più aspettare, e il cambio di casacca avverrebbe in poche ore e senza sensi di colpa. “Tanto non ci ricandida” dicono anche pubblicamente.

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