Di Fabio De Ponte

Bruxelles (Belgio), 9 set. (LaPresse) – Rilassato e a suo agio, concentrato su temi politici di respiro, come il futuro dell’Ue e gli ostacoli lungo il percorso di integrazione. Così è apparso il premier Enrico Letta, giunto in serata a Bruxelles per intervenire alla cena di apertura dei lavori del convegno annuale del centro studi Bruegel, un think tank specializzato in tematiche economiche. Passando con scioltezza dall’inglese al francese in più di una occasione, Letta ha parlato della necessità dell’Ue di una maggiore integrazione, perché in contesti come il G20, ha sottolineato, “i cinesi sono uniti, noi no”, dell’importanza di far restare il Regno unito nell’Unione, senza il quale la comunità europea sarebbe “più povera”, della crisi che “non è ancora alle nostre spalle”, della diffusione dell’antieuropeismo, che alla prossima tornata elettorale, arriverà fin nel cuore dell’Ue, nel suo Parlamento.

Per evitarlo, ha sottolineato, occorre fare anche esercizio di autocritica, perché “dire sempre ‘faccio questo per colpa di Bruxelles’ non è un grande aiuto per l’Unione”, ha spiegato suscitando una risata del pubblico, e anche rimettere mano ai trattati e alle regole, per andare verso una Ue più vicina ai cittadini. Ha ricordato l’importanza di progetti come l’Erasmus, perché occorre far conoscere l’Europa soprattutto ai giovani: “La prima volta che sono stato a Bruxelles avevo dieci anni”, ha raccontato in francese. Poi si è lasciato andare anche a qualche battuta sui colleghi capi di governo: “Merkel e Hollande sono molto diversi, se capite cosa voglio dire – ha detto, suscitando ancora risate – ma sono entrambi molto europeisti e sono convinti che non c’è futuro per i nostri Paesi senza l’Europa”.

Rispondendo a una domanda, è tornato sul suo cavallo di battaglia: quello della disoccupazione giovanile, che è “il mio personale incubo – ha spiegato -. Con un tasso di disoccupazione al 40% – ha detto -non c’è futuro per l’Italia. Questo è un punto cruciale e senza risultati su questo sarà impossibile per l’Italia andare avanti”. Infine si è congedato tra strette di mano e saluti a braccia alzate alla platea. “Grazie per la sua generosità”, lo ha salutato uno degli organizzatori. Infine Letta ha lasciato la sala senza rilasciare ulteriori dichiarazioni. Non è apparso come il capo di un esecutivo appeso a un filo.

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