Roma, 22 mar. (LaPresse) – La Camera ha approvato il decreto legge sulle liberalizzazioni con 365 ‘sì’ e 61 no e sei astenuti. Quella di stasera rappresenta l’approvazione in via definitiva del testo che converte in legge il decreto sulle liberalizzazioni. Il testo era già stato approvato dal Senato. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, all’uscita dell’aula della Camera, si è detto “molto” soddisfatto per l’approvazione del decreto legge, ha accennato un sorriso e poi è andato via. In un successivo comunicato stampa di Palazzo Chigi, Monti ha espresso “viva soddisfazione” per l’approvazione in Parlamento del decreto legge recante disposizioni per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.
Il presidente del Consiglio ha sottolineato inoltre che c’è in tutto l’esecutivo la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo importante nel difficile percorso verso la crescita economica del Paese. “La serietà nel perseguimento delle politiche di liberalizzazione – come ha ricordato il presidente Monti nel corso dell’audizione del 15 marzo di fronte le Commissioni riunite VI e X della Camera dei Deputati – è un elemento centrale di una rinnovata autorevolezza dell’Italia che, nel contesto politico europeo, può e deve essere protagonista delle riforme necessarie anche in quella sede”. L’approvazione del decreto ‘Cresci Italia’, avvenuta il 20 gennaio, individuava due obiettivi prioritari. Il primo e più importante, spiega palazzo Chigi, è quello della crescita: ristabilire cioè condizioni favorevoli agli investimenti interni e internazionali, attraverso l’eliminazione dei vincoli burocratici che ostacolano l’avvio e lo sviluppo delle attività d’impresa, l’apertura alla concorrenza nel settore trasporti e il rilancio del fronte infrastrutturale. Il secondo obiettivo del decreto, anch’esso prioritario, e complementare rispetto al primo, è quello del miglioramento delle condizioni economiche dei cittadini.
“Il governo era preparato all’opposizione dei tanti gruppi di interesse – si legge ancora in una nota di Palazzo Chigi – titolari di rendite di posizione non più giustificabili né salvaguardabili. La preoccupazione principale non era quella di contenerne le opposizioni, ma di comporle all’interno di un quadro di soluzioni condivise. Per questo si è scelto di seguire la linea del dialogo, nella piena e costante fiducia verso il Parlamento”.
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