Roma, 20 mar. (LaPresse) – La giornata che doveva essere decisiva per la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro segna un punto di non ritorno. Sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, modificato nelle sue parti principali, non si tratta e l’unità sindacale è già stata messa in cantina. Dopo un intera giornata di trattativa serrata tra il Governo e le parti sociali, giovedì si terrà l’incontro finale. Che non prevede la firma di nessun accordo perchè, del tutto inaspettatamente, oggi è arrivato il no della Cgil, che bolla le norme proposte come “poco eque” e promette “una stagione di contestazioni”. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero e il premier Mario Monti, dopo il tavolo, hanno spiegato la riforma in una conferenza stampa. Sull’articolo 18, il Governo propone di mantenere l’obbligo del reintegro per i soli licenziamenti discriminatori, da estendere a tutte le imprese, anche quelle sotto i 15 dipendenti, attualmente escluse dall’applicazione della norma. Sui licenziamenti disciplinari, la proposta è che sia previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro “nei casi gravi” o l’indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell’anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l’indennizzo, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all’ultima retribuzione. Via libera alla lotta contro i contratti dipendenti ‘mascherati’ da partite Iva. Per quel che riguarda i nuovi ammortizzatori sociali, il ministro Fornero dice che entreranno a regime dal 2017, dunque il sistema sarà ancora in transizione nel 2016. Inoltre, non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, “ad esempio dopo il dottorato”. E poi ancora, stop alle dimissioni in bianco. Una misura – prevista nel capitolo sulla maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, ma ovviamente varrà anche per gli uomini – dovrebbe bloccare questo fenomeno “nel solco delle norme già esistenti”.
La proposta del Governo divide il fronte sindacale: Cisl e Uil danno un parere sostanzialmente favorevole, mentre la Cgil è fortemente critica sulle nuove modifiche all’articolo 18 e si tira fuori dall’accordo. La leader del sindacato di corso d’Italia, Susanna Camusso, sottolinea che le nuove norme fanno “venir meno l’effetto deterrente” e annuncia che la Cgil farà “di tutto” per contrastare la riforma, rimandando al direttivo di domani mattina sulle decisioni da mettere in campo. I sindacati divergono e Camusso bolla come “un grave problema il fatto il fatto che i miei colleghi di Cisl e Uil ieri avessero una proposta condivisa con noi e poi oggi hanno cambiato idea lo considero grave”. Per Bonanni, tuttavia, l’unità sindacale “non è tramontata mai”, ma ci sono “alcuni intoppi”.
Sul fronte delle imprese, c’è il sì, ma con qualche riserva, di Confindustria. La presidente degli industriali italiani, Emma Marcegaglia, dà un “buon giudizio” sul riordino degli ammortizzatori sociali e sulle modifiche dell’articolo 18, mentre i punti critici riguardano la flessibilità in entrata, aspetti, chiosa, su cui “lavoreremo nei prossimi giorni per chiudere entro venerdì”.
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