Milano, 11 feb. (LaPresse) – “E’ una perdita di tempo”. Così il pm Fabio De Pasquale ha definito la richiesta avanzata questa mattina nell’aula del processo Mills dalla difesa di Berlusconi di sentire altri testimoni prima della chiusura del dibattimento. Richiesta respinta poi dai giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano. Il presidente Francesca Vitale, dopo circa un’ora di camera di consiglio, ha dato lettura di un’ordinanza con cui ha respinto la richiesta degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo perché “non sono emerse ulteriori risultanze processuali” che giustifichino di prolungare la fase istruttoria.
De Pasquale in aula ha detto di non aver “ancora capito cosa voglia provare Berlusconi” e ha precisato che “non c’è nessun teste che possa fornire un alibi”. Poi, con una battuta, ha aggiunto che “non c’è un teste che ci possa dire che Berlusconi è da 20 anni che sta in Groenlandia”. “Ma quali testi? – ha proseguito il pm – Ma cosa si vuole provare? E’ già stato fatto un lungo dibattimento”. Alle richieste della pubblica accusa si è associata anche la parte civile. I legali del Cavaliere avevano anche chiesto una nuova perizia contabile per stabilire l’origine dei 600mila dollari finiti sul conto di David Mills, che secondo l’accusa sono la prova che il legale inglese era stato corrotto da Berlusconi per testimoniare in modo reticante nei due processi All Iberian e per tangenti alla guardia di finanza.
La difesa Berlusconi dopo il no a nuovi testimoni ha posto una nuova questione, chiedendo ai giudici di dare indicazione su quali atti siano utilizzabili per la discussione ed eventualmente di darne lettura in aula. Per il pm DePasquale leggere gli atti in aula “è un formalismo da processi di mafia” poi superato dalla prassi. Il collegio presieduto da Francesca Vitale si è quindi ritirato in camera di consiglio per decidere su questa istanza.
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