Roma, 13 lug. (LaPresse) – La procura di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano dopo che, venerdì scorso, il gip non aveva accolto la richiesta di archiviazione formulata dal pm per concorso esterno in associazione mafiosa. Romano si è difeso, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, definendosi una “vittima di un’ingiustizia dal sapore squisitamente politico. Pago – ha detto – per aver votato la fiducia a questo governo il 14 dicembre scorso”.

“Non intendo commentare un atto al quale la procura di Palermo è stata obbligata dopo 8 anni di indagini e due richieste di archiviazione”, ha aggiunto. “Continuo a non comprendere come non ci si scandalizzi invece di un corto circuito istituzionale e giudiziario che riguarda chi da un lato ha condotto le indagini e chi dall’altro le ha severamente sanzionate”.

Sulla questione è intervenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva parlato di un problema “non di incompatibilità, ma di opportunità”, riferendosi alla opportunità che Romano resti nell’esecutivo. “Inopportuno è il suo intervento”, ha risposto il ministro. “L’opportunità a cui fa riferimento il presidente Fini – ribadisce l’esponente di Popolo e territorio – era quella che serviva quando lui da organo terzo è sceso in campo raccogliendo le firme per dare la sfiducia al governo. Poiché io sono stato tra quelli che invece ha favorito la fiducia pago qualche prezzo”.

Per il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, “resta sorprendente la decisione chiaramente ostile del Gip di Palermo contro il ministro Romano dopo che era stata chiesta l’archiviazione della sua posizione ben due volte. A Palermo i Ciancimino junior tornano a casa, mentre nei confronti di altri si manifesta un vero e proprio accanimento giudiziario. Se si era chiesta l’archiviazione, perché si sono attuati provvedimenti d’ufficio quasi senza precedenti nei confronti di Romano? Il ministro dell’Agricoltura – aggiunge Gasparri – deve proseguire la sua opera nella certezza che vedrà riconosciute, mi auguro con rapidità, le sue buone ragioni”.

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