Guerra di Segrate, domani la sentenza

Guerra di Segrate, domani la sentenza

Milano, 8 lug. (LaPresse) – Domani la ‘guerra di Segrate’ tra la Fininvest e la Cir di Carlo De Benedetti potrebbe arrivare ad una svolta. E’ attesa infatti la sentenza della seconda Corte d’Appello di Milano per la causa civile che vede contrapporsi le società del Biscione e la holding della famiglia De Benedetti sul lodo Mondadori. In primo grado, a decretare l’esito di una battaglia che dura da oltre 20 anni era stato il giudice Raimondo Mesiano, che aveva indicato il risarcimento record da 750 milioni di euro. Un risvolto, quello civile, che si è aperto a seguito di un procedimento penale terminato nel 2007 con le condanne definitive, per corruzione in atti giudiziari, del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico.

L’inchiesta aveva preso il via in Procura a Milano in piena Tangentopoli. Un testimone aveva parlato di mazzette pagate dalla Fininvest ai giudici romani che nel 1991 avevano riportato con una sentenza il controllo del gruppo di Segrate nelle mani di Silvio Berlusconi. Solo 12 mesi prima un lodo arbitrale aveva invece stabilito che il 50,3% della Mondadori spettava a De Benedeti. L’arbitrato era stato avviato proprio da De Benedetti, dopo che la famiglia Formenton, azionista di riferimento della casa editrice, pur avendo promesso di vendere le proprie quote alla Cir aveva invece preferito cederle a Berlusconi. Una tregua nella guerra di Segrate arriverà solo nel 2001, qunado Fininvest e Cir-De Benedetti raggiungono un accordo che attribuisce sostanzialemnte la proprietà della ‘vecchia’ Mondadori e di Panorama a Berlusconi, e quella del gruppo Repubblica-Espresso a Cir-De Benedetti.

Il Biscione aveva deciso di ricorrere in appello contro la decisione degli arbitri e, secondo i pm di Milano, la sentenza del 1991 era stata ‘comprata’ corrompendo il giudice Metta con almeno 400 milioni di lire provenienti dai conti esteri di Fininvest. Nel 2001 era seguita l’assoluzione per tutti perchè “il fatto non sussiste”, anche se la Procura aveva impugnato al decisione. Mentre nel novembre dello stesso anno Silvio Berlusconi veniva prosciolto per prescrizione, sei anni dopo sarebbero arrivate le condanne definitive per il giudice Metta e gli avvocati Previti, Acampora e Pacifico. Nell’aprile del 2004 è partita invece la causa civile che il 3 ottobre del 2009 è arrivata al giudizio di primo grado. Secondo il giudice Mesiano, Cir deve essere risarcita da Fininvest per il “danno patrimoniale da perdita di ‘chance’ di un giudizio imparziale”. La cifra quantificata è da record: 749 milioni 995 mila euro, a cui si aggiungo le spese del giudizio e gli onorari per circa 2 milioni di euro.

Se la holding della famiglia Berlusconi non fosse in grado di pagare il maxi risarcimento, nel caso ci fosse una conferma o una parziale riforma della sentenza di primo grado, la holding di De Benedetti si potrà rivolgere alle banche garanti di una fideiussione da 806 milioni. Si tratta di una garanzia valida per 16 mesi e rinnovabile, posta alla base di un accordo stretto tra i due gruppi nel dicembre 2009 secondo cui Finivest rinunciava all’istanza di sospensione e Cir si impegnava a non chiedere l’esecuzione del maxirisarcimento disposto dal giudice Mesiano fino alla sentenza d’appello. Domani però la sentenza d’appello potrebbe essere immediatamente esecutiva. Al Biscione, se soccombente, resterà la possibilità di ricorrere in Cassazione, ma a meno che la Corte d’Appello non accolga una richiesta di sospensione, Cir potrà chiedere tramite un atto giudiziario ad hoc il pagamento della somma.

Nel frattempo, nel settembre 2010 un pool di esperti nominati dai magistrati per quantificare il danno subito dalla holding della famiglia De Benedetti, aveva stabilito che la guerra per il controllo di Mondadori aveva effettivamente portato un pregiudizio alla holding dei De Benedetti, ma la quantificazione era minore rispetto a quato stabilito dal giudice Mesiano. Anche Silvio Berlusconi non ha nascosto le preoccupazioni per l’esito della lunga riflessione dei giudici milanesi, in camera di consiglio dal 16 febbraio scorso. “Dove trovo i soldi se i giudici mi condanneranno?”, ha detto il premier agli ex compagni di scuola sul sagrato della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, al termine dei funerali del senatore Romano Comincioli il 15 giugno scorso. Ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe”, aveva replicato Berlusconi, a fine maggio, a chi gli chiedeva se la vicenda fosse stata oggetto di un incontro avuto con i figli. Infine la norma ‘salva Fininvest’ spuntata tra le pieghe della manovra finanziaria, per congelare l’effetto delle sentenze superiori ai 20 milioni di euro fino alla pronuncia della Cassazione. La misura è stata ritirata per via delle forti polemiche suscitate, ma il premier non ha escluso che possa essere ‘ripescata’ nel corso dell’iter parlamentare.

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