L’Italia è tra i primi cinque Paesi dell’Ue a contribuire al taglio delle emissioni di gas serra. Così l’Istat nel rapporto sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)’ che aggiorna i dati sul monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese. “In Europa continuano a diminuire le emissioni di gas serra – rileva l’Istat – nel 2019 sono il 24% in meno rispetto al 1990. L’Italia è tra i cinque Paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione. Nel 2020, le emissioni di gas serra dell’economia italiana scendono del 9,8% rispetto all’anno precedente, anche per effetto della frenata dell’attività economica dovuta alle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19″.
Le famiglie, che generano un quarto delle emissioni dell’Italia, osserva l’Istat, “nel 2020 riducono le proprie emissioni in misura maggiore rispetto alle attività produttive”. Si registra “un elevato pericolo di frane e alluvioni in numerose regioni italiane, conseguenza anche dei cambiamenti climatici. Nel 2020, il 2,2% della popolazione residente in Italia vive in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata e l’11,5% in aree a media pericolosità di alluvione”. Nel 2021 “la preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici diminuisce rispetto al 2020 ma continua a essere la prima preoccupazione degli italiani tra le tematiche ambientali”.
L’Italia supera tutti gli obiettivi, stabiliti a livello nazionale e internazionale per il 2020, relativi alle fonti energetiche rinnovabili. Lo afferma l’Istat nel rapporto sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)’ che aggiorna i dati sul monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese. Nel 2020 – rileva l’Istituto di statistica – “l’apporto complessivo da fonti di energia rinnovabile al consumo finale lordo di energia raggiunge il 20,4%, segnando un miglioramento del 7,4 negli ultimi 10 anni”. Tra il 2012 e il 2020, continua l’Istat, “la capacità netta di generazione di energia rinnovabile installata pro-capite aumenta del 20%. Benché la crescita delle fonti rinnovabili abbia contribuito a ridurre la dipendenza energetica dall’estero del nostro Paese, la quota di importazioni nette sulla disponibilità energetica lorda dell’Italia è una delle più elevate dell’Ue 27”. Interrompendo la serie di progressive riduzioni che aveva caratterizzato gli ultimi dieci anni, “il 2020 segna un lieve incremento dell’intensità energetica totale, alimentato dal settore industriale (+6,3%)”. Nel 2021 l’incidenza di popolazione con difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione (8,1%) è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Il numero delle autovetture elettriche e ibride “cresce consistentemente e nel 2021 raggiunge il 36,4% tra le auto di nuova immatricolazione”.
Rafforzamento del sistema Sdgs delle Nazioni Unite per monitare il Pnrr e ampliamento dell’analisi delle disuguaglianze territoriali e di genere. Queste le due novità contenute nel rapporto dell’Istat sui ‘Sustainable development goals (Sdgs)’ che aggiorna i dati sul monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese. Inoltre ci sono novità anche sull’andamento temporale e territoriale delle principali misure statistiche per ciascuno dei 17 obiettivi delle Nazioni Unite, con l’introduzione delle stime sull’evoluzione del processo di convergenza territoriale misurato sugli ultimi 10 anni. Viene anche fornita una dashboard che permette la navigazione interattiva degli indicatori. L’Agenda 2030 – spiega l’Istat – “coniuga il raggiungimento degli Sdgs al principio di ‘non lasciare indietro nessuno’. Il Pnrr individua le pari opportunità intergenerazionali, di genere e territoriali come priorità trasversali, sulla base delle quali sono valutate le missioni e le riforme”.
Le sinergie tra il Pnrr e l’Agenda 2030 definiscono “un terreno comune per gli obiettivi di contrasto alle disuguaglianze e per il dettaglio delle misurazioni necessarie per valutarne i progressi”.
A livello territoriale, “per molte delle misure considerate, le regioni-province autonome che hanno conseguito la best performance sono la Valle d’Aosta, Trento e Bolzano. Nel complesso, quasi i due terzi delle best performance vengono conseguite al Nord; oltre il 50% è stato raggiunto nel corso degli ultimi cinque anni”. Gli obiettivi per i quali le regioni mostrano un andamento omogeneo rispetto alla best performance sono il 3 (Salute), l’11 (Città sostenibili) e il 12 (Consumo e produzione responsabili). Il Goal 17 (Partnership per gli obiettivi), il Goal 10 (Ridurre le disuguaglianze) e il Goal 8 (Lavoro e crescita economica) sono invece quelli dove i differenziali tra regioni sono più ampi”.
Nel complesso le regioni del Nord risultano “più vicine alla best performance, ad eccezione delle Marche per il Goal 12, oltre alla Basilicata per il Goal 14 (Vita Sott’acqua) e l’Abruzzo per il Goal 15 (Vita sulla terra). Le regioni più distanti dalla situazione più favorevole sono prevalentemente meridionali, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia per i Goal 6 (Acqua) e 14, la Valle d’Aosta per il Goal 11, l’Emilia-Romagna per il Goal 13 (Cambiamento climatico) e la Lombardia per il Goal 15”.
C’è una diffusa riduzione delle disuguaglianze di genere: “per la maggioranza delle misure considerate (62, pari al 62%) si osserva una riduzione dei divari in favore delle donne, 11 misure sono stabili, mentre 27 presentano un ampliamento dei divari a svantaggio femminile. Le aree in cui si rilevano i più ampi miglioramenti sono reddito e rischio di povertà, grazie ai più ampi progressi registrati dalla componente femminile rispetto a quella maschile in quasi tutte le misure considerate, ed empowerment e inclusione, trainata dal maggiore incremento femminile della quota di permessi di soggiorno e, viceversa, dalla più consistente riduzione della percentuale di donne in attesa di giudizio. I differenziali di genere risultano invece più frequentemente stabili o in peggioramento nelle aree della salute e delle competenze”.