Spagna, un anno fa la Dana a Valencia: numeri, polemiche ed errori nella gestione dell’alluvione

Spagna, un anno fa la Dana a Valencia: numeri, polemiche ed errori nella gestione dell’alluvione
Spagna, un anno fa Dana e l’alluvione a Valencia (Photo by Eric Renom/LaPresse)

Il 29 ottobre 2024 oltre 270 persone morirono nella gravissima alluvione che colpì la regione spagnola

Il 29 ottobre è una data impressa nella memoria di Valencia e di tutta la Spagna. A un anno dall’alluvione provocata dalla Dana, che portò alla morte di 237 persone, il Paese iberico si trova a fare i conti con le conseguenze della catastrofe. L’alto numero di vittime, i ritardi nella risposta all’emergenza e una prevenzione inefficace hanno generato polemiche e sfiducia nelle istituzioni. I familiari delle vittime continuano a chiedere giustizia, denunciando che nessuno si è assunto finora la responsabilità politica e sociale per l’accaduto.

I numeri della Dana

Le vittime dell’alluvione sono state 237. Di queste, 229 sono state registrate nella regione di Valencia. Di due non si è mai ritrovato il corpo, mentre il cadavere di una terza persona scomparsa è stato rinvenuto la scorsa settimana. Sette persone hanno perso la vita in Castiglia-La Mancia e una in Andalusia. Quasi la metà delle vittime aveva età pari o superiore a 70 anni. La catastrofe naturale ha portato allo sfollamento di 15mila persone e perdite stimate di circa 50 miliardi di euro. L’alluvione ha colpito 78 Comuni, di cui 75 nella provincia di Valencia.

Si calcola che il 16% della popolazione della provincia di Valencia sia stata colpita dalla catastrofe. Più di 600mila persone rimasero senza acqua e oltre 300mila senza rete telefonica e Internet. Per far fronte all’emergenza sono stati mobilitati 33.885 militari e 9.728 agenti della polizia e della Guardia civil. Il governo ha stanziato 16,6 miliardi di euro per la ricostruzione e gli aiuti diretti. Le piogge torrenziali hanno causato importanti danni anche alle infrastrutture, in particolare a quelle ferroviarie. Sono andati distrutti oltre 560 chilometri di binari, 189 delle ferrovie regionali e 150 dell’alta velocità.

Il governatore di Valencia Carlos Mazon nella bufera

Il governatore della regione di Valencia, Carlos Mazon, è stato al centro delle critiche per la gestione dell’emergenza Dana. Dalla tragedia si sono tenute a Valencia città 12 manifestazioni, una al mese, per chiedere a gran voce le dimissioni dell’esponente del Partito popolare. Mazon è finito al centro della bufera per vari motivi. Il principale è stato il ritardo con cui la regione ha inviato l’allerta sui telefoni cellulari dei residenti. Il messaggio tramite il sistema es-alert arrivò alle 20.11, quando molte persone erano già morte o sommerse dall’acqua. Nell’area metropolitana di Valencia non c’erano state forti piogge durante la giornata del 29 ottobre e la popolazione rimase sorpresa dall’ondata di fango arrivata a valle da ovest.

Spagna, un anno fa la Dana a Valencia: numeri, polemiche ed errori nella gestione dell’alluvione
Le proteste in Spagna dopo l’alluvione a Valencia (Photo by Eric Renom/LaPresse)

Il tweet di Mazon poi cancellato

Il governatore in una conferenza stampa nella tarda mattinata del 29 ottobre disse che l’emergenza per le piogge sarebbe rientrata verso le ore 18. Il tweet che riportava questo messaggio sul suo profilo venne poi cancellato. Mazon, inoltre, il 29 ottobre arrivò con due ore di ritardo alla riunione del centro di coordinamento delle emergenze Cecopi, sollevando il dubbio che si fosse aspettato il suo arrivo per inviare il messaggio di allerta sui telefoni dei residenti, fatto che lui ha negato. Il governatore quel giorno si sarebbe intrattenuto in un lungo pranzo al ristorante el Ventorro insieme a una giornalista a cui aveva offerto la direzione del canale tv locale A Punt. Mazon è stato poi oggetto di contestazioni per aver smantellato l’Unità di emergenza valenciana, creata dalla precedente amministrazione socialista dopo le inondazioni del 2019. Nonostante le critiche, il governatore non ha presentato le dimissioni ma ha solo effettuato un rimpasto di governo, affermando di voler guidare la ricostruzione del territorio.

La polemica politica e l’inchiesta giudiziaria

La gestione dell’emergenza Dana ha scatenato una polemica politica tra il governo centrale spagnolo di Pedro Sanchez, a guida socialista, e il Partito popolare, che a livello nazionale è all’opposizione ma che governa nella maggior parte delle Comunità autonome, inclusa Valencia. Il premier ha definito Mazon il “principale responsabile della catastrofe”. Il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo, non ha mai preso le distanze dal governatore, nonostante per il partito sia diventato via via più difficile difenderlo. I popolari hanno invece preso di mira la socialista Teresa Ribera, che era alla guida del ministero della Transizione ecologica e che era candidata a diventare vicepresidente esecutiva della Commissione Ue.

Lo stesso Mazon, nel suo intervento al Parlamento regionale per riferire sulla gestione della Dana, puntò il dito contro l’Agenzia meteorologica spagnola (Aemet) e la Confederazione idrografica di Júcar, che fanno capo entrambe al ministero per la Transizione ecologica, per le informazioni ricevute riguardanti l’alluvione. In particolare, il governatore accusò la Confederazione idrografica di Júcar di aver dato al governo regionale informazioni ‘frammentate, inesatte e tardive’ sul Barranco del Poyo, il cui straripamento ha causato i maggiori danni nell’area metropolitana di Valencia. Il Partito popolare intraprese una lotta a livello europeo per bloccare la candidatura di Ribera, che provocò ritardi nella formazione della nuova commissione a guida von der Leyen.

Lo scontro politico tra maggioranza e opposizione ha ostacolato l’efficacia degli sforzi di risposta all’alluvione, come documenta lo studio ‘Devastating ‘Dana’ Floods in Valencia: Insights on Resilience, Challenges, and Strategies Addressing Future Disasters’, pubblicato ad aprile 2025 e condotto da professori e ricercatori dell’Università di Valencia e Murcia. Lo studio riferisce come nelle zone alluvionate i cittadini abbiano percepito “carenze significative nella comunicazione e nel coordinamento tra le autorità nazionali, regionali, nonché tra i servizi di emergenza, che hanno minato la fiducia del pubblico e ostacolato l’efficacia degli sforzi di risposta”. Attualmente è in corso un’inchiesta giudiziaria presso il Tribunale d’istruzione numero 3 di Catarroja. A risultare indagati a ora sono l’assessora alla Giustizia e all’Interno Salomé Pradas e il suo numero 2, l’allora segretario regionale per le emergenze Emilio Argüeso. Pradas nelle sue dichiarazioni come indagata ha ammesso di “non avere esperienza né conoscenza in materie di emergenze”.

La morte di 237 persone si poteva evitare?

La giudice istruttrice di Catarroja, che sta indagando sulla gestione dell’emergenza, ha sostenuto in un’ordinanza che i danni materiali causati dalla Dana ‘non potevano essere evitati’, mentre ‘i morti sì’. Dal 29 ottobre dello scorso anno quella sulla possibilità di evitare un così alto numero di vittime è una domanda ricorrente. L’alluvione di Valencia è stato il disastro naturale più mortale della storia della Spagna a memoria d’uomo. È vero che la Dana ha portato a piogge torrenziali violentissime con un record di 772 litri per mq a Turis, pari alla quantità di pioggia che viene registrata in un anno a Ourense in Glaizia, ma è anche vero che una prevenzione insufficiente e una gestione carente dell’emergenza hanno fatto sì che i danni si amplificassero.

Spagna, un anno fa la Dana a Valencia: numeri, polemiche ed errori nella gestione dell’alluvione
1 novembre 2024 (Photo by Eric Renom/LaPresse)

A pesare sono state la vulnerabilità nella pianificazione urbana, con la costruzione non regolamentata in aree soggette a inondazioni, la mancanza di opere di ingegneria idraulica, il ritardo nell’allarme sui telefoni dei residenti, che arrivò quando ormai molti erano già morti, e l’insufficiente preparazione della comunità a reagire a un simile episodio. Basti pensare che molte persone sono morte nei garage mentre cercavano di mettere al riparo la propria auto. Durante il boom immobiliare spagnolo tra il ‘97 e il 2007, l’espansione urbana lungo il litorale di Valencia ha portato a un’ampia costruzione in aree soggette a inondazioni, gli spazi verdi sono stati trascurati, mentre sono aumentate le superfici impermeabili che hanno ridotto la capacità di assorbimento naturale dell’acqua. Sono tutte problematiche a cui la Spagna dovrà far fronte, considerata la sua esposizione agli effetti del cambiamento climatico. Proprio il cambio climatico rende infatti più probabile il verificarsi di fenomeni meteorologici estremi come la Dana dello scorso anno.

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