Gli Stati Uniti si ritirano (di nuovo) dall’Unesco

Gli Stati Uniti si ritirano (di nuovo) dall’Unesco
Il quartier generale dell’Unesco, Parigi (AP Photo/Thomas Padilla)

La decisione entrerà in vigore alla fine di dicembre 2026. La direttrice Azoulay: “Deploriamo profondamente la decisione americana”

Gli Stati Uniti hanno annunciato che si ritireranno nuovamente dall’Unesco, l’agenzia educativa, scientifica e culturale delle Nazioni Unite, due anni dopo esservi rientrati. Washington ha denunciato la parzialità dell’agenzia Onu nei confronti di Israele. La decisione entrerà in vigore alla fine di dicembre 2026. Questa è la terza volta che gli Stati Uniti lasciano l’Unesco, che ha sede a Parigi, e la seconda volta durante l’amministrazione Trump.

Il presidente Donald Trump aveva già ritirato gli Stati Uniti durante il suo primo mandato e gli Stati Uniti erano tornati dopo cinque anni di assenza, dopo che l’amministrazione Biden aveva presentato domanda per rientrare nell’organizzazione. 

La portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce ha affermato che il ritiro è legato alla presunta agenda dell’Unesco volta a “promuovere cause sociali e culturali divisive”. In una dichiarazione ha aggiunto che la decisione dell’Unesco “di ammettere lo ‘Stato di Palestina’ come Stato membro è altamente problematica, contraria alla politica degli Stati Uniti e ha contribuito alla proliferazione della retorica anti-israeliana all’interno dell’organizzazione”.

Nel 2017 l’amministrazione Trump aveva annunciato che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall’Unesco, citando un pregiudizio anti-israeliano. La decisione è entrata in vigore un anno dopo. Gli Stati Uniti e Israele hanno smesso di finanziare l’Unesco dopo che nel 2011 ha votato per includere la Palestina come Stato membro.

Direttrice Unesco: “Deploriamo profondamente ritiro Usa”

La direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay ha affermato di “deplorare profondamente” la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’agenzia, ma ha insistito sul fatto che era prevedibile e che l’agenzia “si era preparata”. Ha inoltre respinto le accuse di parzialità anti-israeliana. “Queste affermazioni contraddicono la realtà degli sforzi dell’Unesco, in particolare nel campo dell’educazione sull’Olocausto e della lotta contro l’antisemitismo”, ha affermato, “le ragioni addotte dagli Stati Uniti d’America sono le stesse di sette anni fa, anche se la situazione è profondamente cambiata, le tensioni politiche si sono attenuate e l’Unesco costituisce oggi un raro forum di consenso su un multilateralismo concreto e orientato all’azione”.

Azoulay ha promesso che l’Unesco porterà avanti la sua missione nonostante “l’inevitabile riduzione delle risorse”. L’agenzia non sta prendendo in considerazione alcun licenziamento di personale in questa fase. “Lo scopo dell’Unesco è quello di accogliere tutte le nazioni del mondo, e gli Stati Uniti d’America sono e saranno sempre i benvenuti”, ha aggiunto, “continueremo a lavorare fianco a fianco con tutti i nostri partner americani nel settore privato, nel mondo accademico e nelle organizzazioni senza scopo di lucro, e porteremo avanti il nostro dialogo politico con l’amministrazione e il Congresso degli Stati Uniti”. 

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