Usa, la Fed lascia invariati i tassi di interesse

Il costo del denaro rimane al 4,25-4,5%, una decisione presa all’unanimità dal board. Stime del Pil ancora al ribasso

La Federal Reserve, nonostante le pressioni della Casa Bianca, ha deciso all’unanimità di non tagliare i tassi di interesse. Il costo del denaro rimane quindi invariato in una forbice che va dal 4,25 al 4,5%, lo stesso livello al quale sono dallo scorso dicembre. Il presidente americano Donald Trump è da mesi che chiede un intervento della Banca centrale americana, alzando sempre più i toni contro il Presidente della Fed Jerome Powell.

La Fed non taglia i tassi

“Nel valutare l’entità e la tempistica di ulteriori adeguamenti dell’intervallo obiettivo per il tasso sui federal fund, il Comitato valuterà attentamente i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e il bilancio dei rischi. Il Comitato continuerà a ridurre le proprie disponibilità in titoli del Tesoro, titoli di debito di agenzie e titoli garantiti da ipoteca di agenzie. Il Comitato è fermamente impegnato a sostenere la massima occupazione e a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%”, si legge in una nota. 

I tassi si dovrebbero quindi abbassare dello 0,50% entro la fine dell’anno, secondo quanto emerge dalle dot-plot, le tabelle allegate al comunicato finale della due giorni di riunione e dalla maggioranza dei componenti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed. Secondo la Fed, “l’incertezza sull’outlook economico è diminuita, ma resta elevata“.

Stime del Pil al ribasso

Il Prodotto interno lordo degli Stati Uniti crescerà solo dell’1,4% nel 2025. È quanto emerge dalle tabelle del Summary of Economic Projections che la Fed ha pubblicato insieme alla nota della Federal Open Market Committee, come aveva fatto in precedenza a marzo, dicembre e settembre. Il Fomc taglia dunque la stima rispetto alla previsione del +1,7% formulata a marzo. Per il 2026 la previsione passa all’1,6% (da +1,8%) e per il 2027 rimane stabile all’1,8%.

L’inflazione Pce negli Stati Uniti dovrebbe aumentare del 3% a fine 2025, in aumento rispetto alla previsione del 2,7% di marzo. Per il 2026 l’inflazione Pce dovrebbe aumentare del 2,4% rispetto alla precedente stima del 2,2%. L’inflazione ‘core’ dovrebbe attestarsi al 3,1% nel 2025 e al 2,4% nel 2026, in rialzo rispetto al 2,8% e al 2,2% stimati a marzo. 

Powell: “Determinanti per attese crescita inflazione a breve termine”

“Le indagini condotte presso le famiglie e le imprese segnalano un peggioramento del clima di fiducia negli ultimi mesi e un aumento dell’incertezza sulle prospettive economiche, in gran parte dovuto alle preoccupazioni relative alla politica commerciale”. Lo ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, in conferenza stampa, sottolineando che “gli intervistati nelle indagini condotte presso i consumatori, le imprese e i previsori indicano i dazi come fattore determinante”. “Resta da vedere in che modo questi sviluppi potrebbero influire sulla spesa e sugli investimenti futuri”, ha aggiunto.

Powell: “Effetti politiche commerciali e fiscali rimangono incerti”

 “I cambiamenti nelle politiche commerciali, migratorie, fiscali e normative continuano ad evolversi e i loro effetti sull’economia rimangono incerti. Gli effetti dei dazi dipenderanno dal loro livello finale. Le aspettative sul livello e sugli effetti economici hanno raggiunto il picco massimo ad aprile e da allora sono diminuite. Ciononostante, gli aumenti dei dazi quest’anno potrebbero spingere al rialzo i prezzi e pesare sull’attività economica”. Lo ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, in conferenza stampa.