Sono studenti della scuola Holden di Torino i due attivisti pro-Pal fermati dalle autorità egiziane al loro arrivo all’aeroporto del Cairo. Andrea Usala, 25 anni, e Vittoria Antonioli Arduini, secondo quanto si apprende, fanno parte del presidio permanente per la Palestina in piazza Castello. In Egitto erano giunti per unirsi alla Global March to Gaza.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato il fermo di alcuni attivisti italiani ‘pro-Pal’ al Cairo da parte delle autorità egiziane. “Ci sono un funzionario dell’Ambasciata, un team del Consolato per assistere tutti gli italiani che sono là e per interloquire con le autorità locali: quindi stiamo seguendo minuto per minuto con la nostra Ambasciata e il nostro Consolato la situazione”, ha affermato a margine di un evento di FI.
Andare in Parlamento a riferire? “Sono sempre pronto ad andare a riferire, sono andato sempre, deciderà la conferenza dei capigruppo quando invitarmi, sono sempre disponibile ad andare”, ha sottolineato Tajani rispondendo in merito alla richiesta delle opposizioni di un’informativa urgente sugli attivisti bloccati al Cairo. “Anche ieri hanno chiesto che andassi in Parlamento a riferire immediatamente su Guantanamo, era una fake news”, ha concluso.
“Una notte difficile per chi crede nella giustizia. 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗜 𝗜 𝗠𝗔𝗥𝗖𝗜𝗔𝗡𝗧𝗜 𝗚𝗜𝗨𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗔𝗟𝗟’𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔 𝗦𝗢𝗡𝗢 𝗦𝗧𝗔𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗣𝗢𝗥𝗧𝗔𝗧𝗜. Intanto continua 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗼 𝘀𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗼𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶, nell’indifferenza generale di fronte all’ennesima violazione del diritto internazionale”. Lo scrive sui social Antonietta Chiodi, portavoce della Global march in Italia. “La 𝗙𝗮𝗿𝗻𝗲𝘀𝗶𝗻𝗮 𝗵𝗮 𝗶𝗹 𝗱𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗶 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼. È in gioco non solo la sicurezza delle persone, ma anche la credibilità delle nostre istituzioni. 𝗢𝗴𝗴𝗶 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗶 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗘𝗴𝗶𝘁𝘁𝗼. È fondamentale che siano garantiti i loro diritti, la loro sicurezza, la loro libertà di movimento. Non possiamo permettere che si ripetano abusi o intimidazioni. 𝗦𝗲𝗿𝘃𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮, 𝗖𝗢𝗟𝗟𝗘𝗧𝗧𝗜𝗩𝗔. Non possiamo voltare lo sguardo né restare in silenzio. 𝗜 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗶𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗮𝗿𝗼𝘃𝗮𝗻𝗮 𝗦𝘂𝗺𝘂𝗱 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗲𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝘁𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗶. Il loro impegno è un richiamo alla coscienza di tutti”.
“Questa mattina, 12 giugno 2025, abbiamo appreso da fonti di informazione certe la notizia che uno studente e una studentessa iscritti al corso di laurea Academy, Andrea Usala e Vittoria Antonioli Arduini, sono stati fermati all’aeroporto del Cairo, mentre stavano cercando di unirsi alla marcia internazionale per Gaza” scrive la Scuola Holden sui social.
“I due ragazzi fanno parte del gruppo che dal 19 maggio ha occupato con tende e bandiere piazza Castello e piazza San Carlo a Torino – ribattezzate simbolicamente Piazza Palestina – per tenere alta l’attenzione e chiedere giustizia per Gaza. Secondo le notizie che si hanno al momento è probabile che Andrea Usala e Vittoria Antonioli Arduini vengano espulsi dall’Egitto e rimpatriati in Italia. La Scuola Holden esprime forte preoccupazione per la loro situazione e auspica che con il contributo di tutte le autorità competenti la situazione si risolva nel più breve tempo possibile”.
L’Egitto ha bloccato diversi attivisti che intendevano partecipare alla marcia verso Gaza, impedendo loro di raggiungere il confine e sfidare il blocco israeliano sugli aiuti umanitari imposto alla Striscia. Un funzionario egiziano riferisce che oltre 30 attivisti, perlopiù con passaporti europei, sono stati espulsi al loro arrivo all’aeroporto internazionale del Cairo negli ultimi due giorni. Gli attivisti, secondo la fonte, intendevano recarsi nel Sinai settentrionale “senza ottenere le autorizzazioni necessarie”.
Per attirare l’attenzione sulla crisi umanitaria a Gaza, i manifestanti avevano pianificato da mesi di percorrere domenica 48 chilometri attraverso la penisola del Sinai fino al confine egiziano con la Striscia, la Global March to Gaza, per “creare pressione morale e mediatica internazionale” per l’apertura del valico di Rafah e per la revoca del blocco che impedisce l’ingresso degli aiuti nella Striscia.
Gli organizzatori hanno dichiarato in un comunicato di aver ricevuto segnalazioni secondo cui almeno 170 partecipanti alla marcia sono stati trattenuti o arrestati al Cairo. Hanno affermato di aver seguito le procedure stabilite dalle autorità egiziane, di averle incontrate e di averle esortate a consentire l’ingresso nel Paese dei partecipanti alla marcia: “Siamo pronti a fornire alle autorità egiziane qualsiasi ulteriore informazione necessaria per garantire che la marcia prosegua pacificamente come previsto fino al confine di Rafah”, hanno affermato.
Attivisti e avvocati hanno affermato che gli arresti e le espulsioni all’aeroporto sono iniziati mercoledì senza che le autorità egiziane fornissero alcuna motivazione esplicita. L’avvocata algerina Fatima Rouibi ha scritto su Facebook che alcuni algerini, fra cui 3 avvocati, sono stati arrestati mercoledì all’aeroporto prima di essere rilasciati e infine rimpatriati oggi ad Algeri.
Bilal Nieh, un attivista tunisino che vive in Germania, ha affermato di essere stato espulso insieme ad altre 7 persone provenienti dal Nord Africa in possesso anche di passaporti europei. Stamattina ha scritto su Facebook che le autorità “non hanno fornito alcuna motivazione, né alcun documento che indicasse il motivo dell’espulsione”. Fra i Paesi i cui cittadini sono stati arrestati o espulsi c’è la Francia. L’Egitto aveva precedentemente avvertito che solo a coloro che avessero ricevuto l’autorizzazione sarebbe stato consentito di percorrere la rotta prevista per la marcia, riconoscendo di aver ricevuto “numerose richieste e domande”.
“L’Egitto si riserva il diritto di adottare tutte le misure necessarie per preservare la propria sicurezza nazionale, compresa la regolamentazione dell’ingresso e della circolazione delle persone all’interno del proprio territorio, in particolare nelle zone di confine sensibili”, aveva affermato ieri il ministero degli Esteri. Sempre ieri Israel Katz, ministro della Difesa israeliano, aveva definito i manifestanti dei “jihadisti” e aveva invitato l’Egitto a impedire loro di raggiungere il confine con Gaza, sostenendo che “mettono in pericolo il regime egiziano e costituiscono una minaccia per tutti i regimi arabi moderati della regione”.
L’Egitto ha denunciato pubblicamente le restrizioni agli aiuti che entrano a Gaza e ha ripetutamente chiesto la fine della guerra. Ha affermato che il lato egiziano del valico di Rafah rimane aperto, ma l’accesso alla Striscia è bloccato da quando Israele ha preso il controllo del lato palestinese del confine nell’ambito della guerra con Hamas iniziata nell’ottobre 2023. Gli esperti di sicurezza alimentare avvertono che la Striscia di Gaza rischia la carestia se Israele non revoca il blocco e non interrompe la sua campagna militare.
Secondo i risultati dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), una delle principali autorità internazionali, quasi mezzo milione di palestinesi rischia di morire di fame e un altro milione riesce a malapena a procurarsi cibo a sufficienza. Israele ha respinto i risultati, affermando che precedenti previsioni dell’Ipc si erano rivelate infondate. Da anni il governo egiziano reprime i dissidenti e gli attivisti quando le loro critiche toccano i legami politici ed economici del Cairo con Israele, una questione delicata fra i Paesi vicini, dove i governi mantengono relazioni diplomatiche con Israele nonostante l’ampia empatia dell’opinione pubblica per i palestinesi.
Da giorni un grande convoglio, che secondo gli organizzatori comprendeva migliaia di attivisti, ha attraversato via terra il Nord Africa per raggiungere l’Egitto, in preparazione dell’avvio della marcia verso il confine con Gaza. La Marcia globale per Gaza è l’ultima iniziativa della società civile per sollecitare l’ingresso di cibo, carburante, forniture mediche e altri aiuti a Gaza. Israele ha imposto un blocco totale a marzo nel tentativo di costringere Hamas a disarmarsi e a rilasciare gli ostaggi presi durante l’attacco del 7 ottobre 2023, che ha scatenato la guerra nella Striscia di Gaza. Il mese scorso ha leggermente allentato le restrizioni, consentendo l’ingresso di aiuti limitati, ma gli esperti avvertono che le misure sono del tutto insufficienti.