Chi era Jimmy Carter: 39esimo presidente Usa e premio Nobel per la Pace

L'ex inquilino della Casa Bianca si è spento all'età di 100 anni

È morto all’età di 100 anni, compiuti l’1 ottobre, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Jimmy Carter. Fu il primo degli ex inquilini della Casa Bianca a tagliare il traguardo del secolo. Da figlio di un contadino della Georgia che produceva arachidi, arrivò alla guida degli Usa e fu insignito del premio Nobel per la Pace, pur rimanendo per tutta la sua vita un outsider della politica. Diventò, però, un vero è proprio influencer esterno, sostenendo decenni di battaglie nella difesa dei diritti umani e della democrazia. Nei quattro anni della sua presidenza, ottenuta nel 1976, Carter affrontò una serie di sfide internazionali: mediò lo storico accordo di Camp David tra Egitto e Israele e provò a ridurre la corsa agli armamenti con l’Unione Sovietica. Carter è morto nella sua casa nella sua casa di Plains, in Georgia. Dopo una serie di ricoveri in ospedale, a febbraio aveva interrotto i trattamenti medici e stava trascorrendo il tempo che gli rimaneva a casa in regime di hospice. Negli ultimi anni era stato curato per una forma aggressiva di cancro alla pelle, il melanoma, con tumori che si erano diffusi al fegato e al cervello.

Dalla Georgia a Washington D.C.

Nato il 1° ottobre 1924 a Plains, in Georgia, Stato di cui è stato governatore dal 1971 al 1975, Carter visse nello stato del sud più di 80 dei suoi 100 anni. La casa a un piano dove si è spento è la stessa che lui e Rosalynn, sua moglie, costruirono nei primi anni ’60, prima della sua prima elezione al Senato dello Stato della Georgia. Rosalynn è morta il 19 novembre 2023, a 96 anni. L’ultima apparizione pubblica dell’ex presidente fu proprio al funerale della moglie a Plains, dove si mise in prima fila, seduto su una sedia a rotelle.

L’elezione alla Casa Bianca

Agricoltore e uomo d’affari di successo, governatore della Georgia, Presidente americano e vincitore del Premio Nobel per la Pace: il democratico Jimmy Carter ha vissuto una vita che gli ha permesso di ottenere status e potere. Tuttavia, il 39esimo e più longevo Presidente degli Stati Uniti, non fu mai l’insider che il suo curriculum, ricco di successi, potrebbe suggerire. In effetti, Carter scalò la politica facendo campagna contro l’establishment. Vinse le presidenziali nel 1976 contro il leader uscente Gerald Ford, arrivandoci in qualità di ex governatore della Georgia, allora poco conosciuto, promettendo onestà e competenza dopo gli anni duri del Vietnam e lo scandalo Watergate che aveva fatto cadere il presidente Richard Nixon.

La sconfitta con Reagan e il Nobel

Dopo il mandato presidenziale Carter venne sconfitto da Reagan nel 1980: una sconfitta che gli permise, tuttavia, di trovare il suo successo più duraturo come outsider. Lui e la moglie Rosalynn Carter fondarono il Carter Center ad Atlanta nel 1982. Da allora seguirono decenni di difesa della democrazia globale e dei diritti umani. E alcune delle prese di posizione, sul contesto internazionale, dell’ex Presidente infastidirono i suoi successori e l’establishment della politica estera di Washington. Carter infatti criticò le guerre degli Stati Uniti in Medio Oriente, l’isolamento della Corea del Nord da parte dell’Occidente e il trattamento della Palestina da parte di Israele. Per le sue battaglie nel 2002 ricevette il premio Nobel per la Pace. “Il modo migliore per capire Carter come outsider è vederlo come se avesse sempre compreso le regole del circolo degli insider”, ha detto la storica Amber Roessner, “solo che non le ha sempre rispettate”