I politici iraniani della linea dura hanno dominato il voto per il rinnovo del Paese, secondo i risultati diffusi oggi. Il portavoce del ministero dell’Interno Mohsen Eslami ha riferito che sono stati eletti i candidati in 245 seggi su 290. Per i restanti 45 sarà necessario un ballottaggio, che si terrà ad aprile o maggio, poiché nessuno è riuscito ad ottenere il 20% dei voti. Secondo un’analisi dell’Associated Press, dei 245 politici eletti, 200 sono sostenuti da gruppi dell’ala dura. L’analisi ha identificato circa 45 legislatori entranti come relativamente moderati, conservatori o indipendenti. L’attuale parlamento comprende 18 politici favorevoli alle riforme e altri 38 identificati come indipendenti. Tra coloro che hanno ottenuto un seggio, solo 11 sono donne. L’attuale Parlamento conta invece 16 donne.
Le autorità non hanno ancora reso noti i dati sull’affluenza alle urne del voto di venerdì, né hanno fornito alcuna ragione per il ritardo, ma si sospetta che l’affluenza sia stata bassa dopo che in alcuni seggi elettorali della capitale, Teheran, si sono registrati pochi votanti. Non è chiaro se la poca partecipazione sia dovuta all’apatia degli elettori o al desiderio di inviare un messaggio alla teocrazia iraniana. Alcune figure di spicco nel Paese, come la premio Nobel per la pace Narges Mohammadi, hanno esortato a boicottare le elezioni. Il voto è stato il primo dopo le proteste di massa del 2022 per la morte di Mahsa Amini.