“È una minaccia di morte. Noi siamo preoccupati per la sicurezza di Ilaria. Sia in carcere, sia se riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari in Ungheria”. Così Roberto Salis, padre di Ilaria Salis, commentando in un’intervista a ‘La Stampa’ la scoperta di un murale a Budapest che raffigura la figlia impiccata. Su domiciliari in Ungheria spiega, “Ilaria era sempre stata contraria. Anche perché se fosse ritenuta colpevole, per la legge ungherese i domiciliari non fanno cumulo di pena. Il tempo a casa vale un quinto di quello passato in carcere. Ma ora le cose sono cambiate. Ci hanno fatto capire che i domiciliari in Ungheria sono un passaggio obbligato per sperare di ottenere i domiciliari in Italia“.
Il caso, ha riconosciuto, ha portato un miglioramento delle condizioni carcerarie di Ilaria. “Sì, è giusto riconoscerlo, va dato atto alle autorità ungheresi. Ho sentito Ilaria pochi minuti fa. Ci sono cose molto positive. Un esempio: sto facendo la traduzione di un referto medico, un accertamento fatto a giugno, che finalmente potrò mandarle attraverso l’avvocato. Prima, tutto era tenuto in un cassetto”.
La prossima udienza, sottolinea, “stata anticipata al 28 marzo. I tempi sono stretti. Ricordo che Ilaria rischia 24 anni di carcere per aver procurato, secondo l’accusa, ferite guaribili in 5 e 8 giorni”. Roberto Salis si lamenta per la difformità di trattamento tra Ilaria e Gabriele Marchesi, anche lui coinvolto nello stesso procedimento per gli scontri con gli estremisti ungheresi del 10 febbraio 2023, che resterà ai domiciliari in Italia. “Penso che di fronte a un trattamento così difforme fra due persone nelle stesse condizioni, due cittadini italiani, potrebbe intervenire il presidente della Repubblica. Me lo auguro. Perché è lui il garante dell’equilibro fra i diversi poteri dello Stato”, afferma.