Fiamme e fumo sulla capitale Khartoum
Proseguono in Sudan i combattimenti tra l’esercito regolare e le forze paramilitari rivali della RSF (Rapid Support Forces), responsabili di numerosi attacchi contro la popolazione. Nelle scorse ore fiamme e fumo nero si sono sollevati sui cieli della capitale Khartoum. Il Paese africano è precipitato nel caos a metà aprile, quando le tensioni latenti da mesi tra l’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah Burhan, e le forze paramilitari di supporto rapido, comandate da Mohammed Hamdan Dagalo, sono esplose in scontri aperti nella capitale e in altre aree dello Stato. Si stima che i combattimenti abbiano ucciso almeno 4.000 persone, secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, anche se attivisti e medici sul campo affermano che il bilancio delle vittime è probabilmente molto più alto. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, più di 4,3 milioni di persone sono state sfollate, di cui circa 3,2 milioni all’interno del Paese. Oltre un milione di persone ha attraversato il confine con i Paesi vicini, tra cui Egitto, Ciad, Sud Sudan, Etiopia e Repubblica Centrafricana. Il conflitto ha trasformato Khartoum e altre aree urbane in campi di battaglia, con molti residenti che vivono senza acqua ed elettricità, mentre il sistema sanitario del Paese è prossimo al collasso.
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