8 marzo, la soldatessa ucraina: “In guerra è giorno come gli altri”

Parla Iryna, che ha vissuto a Milano per anni prima di entrare a far parte dell'esercito di Kiev: "Le donne ucraine sono fortissime, combattiamo e vinceremo"

“L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti delle donne ma ora per noi è un giorno come gli altri. Non sento qualcosa di particolare”. Così a LaPresse Iryna, soldatessa ucraina che per anni ha vissuto a Milano, dove lavorava in un albergo. L’attenzione è focalizzata sulla guerra e sulle perdite di persone care, “sono talmente tante che non riesco neanche più a piangerle”, racconta Iryna a LaPresse.

“Combattiamo e vinceremo”

Nelle parole di Iryna, però, anche tanta determinazione: “Le donne ucraine sono fortissime, combattiamo e vinceremo, è nel nostro sangue”. Dopo aver lavorato a Milano, ‘Lada’, questo il suo nome di battaglia, è tornata in patria, dove ha partecipato anche alla rivoluzione di Maidan. “Quando la Federazione russa ha rubato la nostra penisola di Crimea mi è scattata una scintilla – racconta -, io sono cresciuta con la consapevolezza di essere ucraina e non russa, questa è la mia casa”. Iryna è entrata nell’esercito lo scorso aprile, dove svolge un ruolo nell’ambito della comunicazione. “Ma – precisa – sono anche in grado di maneggiare le armi”. Nel corso di questi mesi di guerra è stata anche nella zona di Bakhmut. “Era una città bellissima – afferma -, ora c’è solo distruzione”. La soldatessa parla poi di come la guerra abbia sconvolto completamente la vita delle persone: “Quello che ti cambia sono le perdite, ho visto ragazze che, senza paura, hanno deciso di andare a combattere dopo aver saputo che i loro mariti erano morti in battaglia. Così come rispetto tantissimo tutte quelle donne che si sono impegnate fin da subito come volontarie per aiutare gli anziani, i bambini, e tutti coloro che volevano lasciare il Paese dopo il 24 febbraio”.

“Russi torturano donne e bambini”

Per ‘Lada’ il conflitto può concludersi in un solo modo: “I russi devono lasciare il Paese e pagare i danni per tutto quello che hanno fatto. L’Ucraina deve tornare ai suoi confini legittimi del 1991″. “Purtroppo la Russia non ha mai rispettato la convenzione di Ginevra, per loro non esiste – aggiunge -, torturano donne, bambini, anziani, non gli interessa. Entrano nelle case e distruggono tutto. Non è concepibile che una persona che dovrebbe essere un ‘homo sapiens’ possa fare cose simili. Un conto è il campo di battaglia, un altro entrare nei villaggi e commettere gli orrori che tutti abbiamo visto”. Iryna lancia anche un appello alla comunità internazionale a “reagire”, perché i russi “odiano tutto e tutti. A volte li sentivo parlare in piazza Duomo a Milano dove venivano da turisti e si chiedevano cosa avesse di speciale. Io mi arrabbiavo. Criticano l’Italia ma ci venivano a fare shopping”. 

“Ringrazio Italia per il sostegno”

Infine, un ringraziamento all’Italia per il sostegno dimostrato alla causa di Kiev. “Ringrazio tantissimo l’Italia e la premier Meloni per quello che fa per il mio Paese come presidente del Consiglio e come donna. Lei sostiene l’Ucraina e cerca di aiutarci a vincere. Spero un giorno di poter tornare in Italia per venire a trovare i miei tanti amici e magari dirglielo personalmente”. Iryna ricorda anche le tante persone conosciute in Italia che non hanno fatto mancare il loro supporto a Kiev: “In molti hanno mandato aiuti e medicine, nei primi giorni dopo l’invasione ho ricevuto tantissimi messaggi, anche di persone che conoscevo poco. Quando in Italia parlavo di cosa stava accadendo nel mio Paese già dal 2014 i miei amici mi ascoltavano ma non capivano. Poi, quando è scoppiata la guerra, hanno compreso, perché fino a quando una questione non ti tocca personalmente non la puoi cogliere fino in fondo”. Quanto a tutti quelli che vorrebbero lo stop dell’invio di armi all’Ucraina, “gli auguro di cuore di non dover mai pensare a dove nascondere la propria famiglia o di dover sentire le sirene e pensare alla sopravvivenza. Non sanno cosa significhi”.