Marocco, un rapporto di Human Rights Watch solleva aspre polemiche: “Un pamphlet antimarocchino”

Il 30 luglio il Marocco celebra la Festa del Trono, due giorni prima delle celebrazioni Human Rights Watch pubblica un rapporto che accusa Rabat di manovrare un 'sistema mediatico in mano a notabili e governanti del Paese'. 'Un dossier pieno di frottole' denunciano media marocchini

 Il 30 luglio il Marocco celebra la Festa del Trono, due giorni prima delle celebrazioni Human Rights Watch pubblica un rapporto che accusa Rabat di manovrare un ‘sistema mediatico in mano a notabili e governanti del Paese’ che sarebbe allineato con i servizi segreti e di sicurezza marocchini, un sistema mirato sostanzialmente alla diffamazione e che secondo  HRW avrebbe generato una sorta di manuale di ‘istruzioni’ su come procedere.

“Un burlesco pamphlet di 141 pagine contro il Marocco – scrive il sito di informazione nordafricano Barlamane.com –  un dossier pieno di frottole, e qualche piccolo fatto raccolto faticosamente  giorno per giorno, evitando ogni riflessione”.

Un regalo per il Marocco un anno dopo la rivelazione e lo spettacolare fallimento dell’affare Pegasus, viene fatto notare da fonti marocchine. 

Nel rapporto HRW tra l’altro cita il caso di otto persone processate per reati comuni, tra cui Omar Radi e Soulaiman Raissouni, condannati in appello nel 2022 rispettivamente a sei anni e a cinque anni di carcere per spionaggio il primo e violenza sessuale il secondo. Si parla anche di Taoufik Bouachrine, condannato a 15 anni di carcere sempre per ‘stupro’ e ‘traffico di esseri umani’. “Senza dubbio, è solo con estremo riserbo che vanno accolti i fatti esposti in questo dossier, la maggior parte dei quali sono dubbi – evidenzia Barlamane.com – e portano l’impronta della violenza dell’odio anti-marocchino; il più delle volte le osservazioni sono sommarie, i resoconti dei fatti imprecisi e partigiani”.

 “HRW ha trascurato altri controlli molto più semplici – denuncia ancora il sito nordafricano –  come le connessioni delle persone che ha citato, le loro reti, le loro attività, le loro risorse finanziarie, ecc. Prevale un metodo – è la denuncia- : quello che consiste nel fornire come controprova all’accusa un argomento che la confuta. Tuttavia, per chi si prende la briga di guardare e riflettere, gli elementi di verità in tutti i processi sono stati portati alla luce”.

 Secondo fonti marocchine riportate da Barlamane.com il Rapporto sarebbe colmo di riferimenti errati e accrediterebbe come interlocutori di rango e indipendenti nomi noti dell’opposizione al Regno. “Citazioni di seconda mano, ipotesi azzardate – scrive Barlamane.com.  “E’ sempre molto pericoloso parlare di cose che non sono state studiate, ma soprattutto è molto sgradevole sentire l’opinione non richiesta di stranieri su tutte queste questioni che non li riguardano” insiste.

 “HRW, non tanto per senso di umanità quanto per calcolo, si è fatto commissario difensore e non ufficiale di alcuni individui specifici a spese di altri. Chi ha manovrato protetto dalla fortezza di HRW lo sa: il loro rapporto non è altro che una raccolta di conclusioni, il più delle volte inventate a piacere, e basate sull’incertezza del semplice sentito dire, di cui ognuno può fare a meno, se lo desidera” conclude Barlamane.

 Il sito di informazione prosegue poi evidenziando: “In Marocco non esiste il reato di opinione, né di parola, né di scrittura. La libertà di stampa e di espressione è innegabile. Un anno dopo Pegasus, il Marocco chiede ancora ad Amnesty International (AI) di fornire prove “alle accuse arbitrarie” sul presunto uso di questo software”.

“Le autorità marocchine hanno nuovamente chiesto ad Amnesty International di fornire prove e argomentazioni sulle sue accuse arbitrarie relative al possesso e all’uso doloso del software Pegasus da parte del Marocco contro gli attivisti della società civile”, aveva indicato la Delegazione interministeriale per i diritti umani (DIDH), senza ottenere nulla, sostiene Barlamane.

Per Rabat, l’Ong “non è in grado di fornire argomenti inconfutabili e prove materiali a sostegno delle sue affermazioni”, mentre denuncia “accuse false e infondate”.

 Barlamane.com lancia poi un’accusa conclusiva a HRW: l’Ong “non è forse caduta in una palese contraddizione denunciando la cosiddetta repressione contro gli oppositori e ringraziando al contempo alcuni avvocati e attivisti marocchini che hanno collaborato con l’ONG per la stesura del suo rapporto? In altre parole, questi avvocati e attivisti agiscono alla luce del sole e senza mai alcuna preoccupazione. La libertà di stampa utilizzata solo come un business; uno strumento politico, un mezzo di intimidazione. Con ripetuti scandali finanziari, un presidente in carica da più di trent’anni, un capo della regione MENA che è rimasto incontrastato per tre decenni, HRW deve prima fare pulizia in casa propria, invece di dare lezioni agli Stati sovrani” conclude l’editoriale del sito.