Le misure del Kosovo sulle targhe e sui documenti serbi sono state posticipate di un mese ma la tensione tra i due paesi balcanici resta alta dopo il blocco stradale del confine da parte della minoranza kosovara di etnia serba. Il governo di Pristina ha annunciato il rinvio con una nota, dopo aver discusso della questione anche con rappresentanti europei e americani. La sospensione, ha precisato, entrerà in vigore quando i blocchi dei manifestanti saranno rimossi.
Sono due le misure governative che hanno provocato le proteste da parte della minoranza serba. La prima prevede che i viaggiatori in arrivo dalla Serbia verso il Kosovo debbano essere forniti di un documento aggiuntivo rilasciato dalle autorità locali, un adempimento amministrativo che ricalca quello già richiesto da anni a coloro che dal Kosovo vanno verso la Serbia. L’altra decisione governativa riguarda invece le auto. Sin dalla guerra del 1999 i kosovari di etnia serba utilizzano veicoli con targhe emanate dalle autorità di Belgrado ma con l’acronimo di città kosovare come Km (Kosovska Mitrovica), Pr (Pristina) e Ur (Urosevac): ufficialmente ritenute illegali dal governo di Pristina, queste targhe (circa 50mila in totale) sono state finora tollerate informalmente in quattro province settentrionali a maggioranza serba ma, nel vigore della nuova normativa, dovranno essere sostituite da altre con l’acronimo RKS della Repubblica del Kosovo.
Le dispute sui veicoli sono in atto da settembre 2021, quando il governo kosovaro ha chiesto a tutte le auto serbe che entrassero nel Paese di installare delle targhe locali provvisorie valide per 60 giorni, come la Serbia fa già dal 2008, anno della dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Belgrado, appoggiata dalla Russia e dalla Cina, considera la dichiarazione illegale e non riconosce le autorità kosovare, comprese quelle incaricate di registrare le targhe automobilistiche.
Il rinvio delle misure era stato caldeggiato dall’ambasciatore americano a Pristina, Jeffrey Hovenier, che affermava la necessità di fare luce su “disinformazione ed equivoci relativi a queste decisioni”. L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Josep Borrell, ha “accolto con favore la decisione del Kosovo di spostare le misure al 1° settembre. Ora ci si aspetta che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente”. Ha poi aggiunto su Twitter: “Le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’UE e l’attenzione sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell’UE”. Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha detto che il Kosovo farà domanda per entrare nell’Unione entro la fine del 2022, e anche la Serbia è tra gli aspiranti all’ingresso.