Aborto: il ‘giorno dopo’ dell’America, divieti già in vigore in molti Stati

Caos e proteste in tutto il Paese. Biden ha ribadito che la sua Amministrazione "agirà" per "proteggere i diritti riproduttivi" delle donne

 Il ‘giorno dopo’ la cancellazione del diritto costituzionale all’aborto, l’America fatica a fare i conti con il radicale cambiamento imposto dalla decisione della Corte Suprema. A dominare le prime pagine dei quotidiani e i titoli dei notiziari televisivi è ancora lo sconcerto per il passaggio “storico” con il quale, in tema di diritti, è stata ridisegnata la mappa dell’Unione. Almeno nove Stati, con una popolazione di circa 40 milioni di persone, hanno già imposto il divieto di interruzione di gravidanza. Il risultato, riferiscono vari media, è che le donne che avevano già prenotato i loro interventi per il fine settimana, sono state rimandate a casa dalle cliniche costrette alla chiusura.

In altri Stati, come in Idaho, North Dakota e Texas, le autorità hanno annunciato che attenderanno i 30 giorni previsti dalle leggi restrittive già adottate – e tenute nel cassetto in attesa della decisione della Corte Suprema – prima di vietare le interruzioni di gravidanza. In Ohio, la legge che vieta l’aborto dopo sei settimane di gravidanza, bloccata da tre anni, è entrata in vigore in queste ore. Lo stesso sta per accadere in Tennessee e, a cascata, in altri Stati del sud e del Midwest. In Wisconsin potrebbe presto entrare in vigore una legge antiaborto del 19esimo secolo, in Michigan un divieto risalente agli anni ’30 del secolo scorso, che proibisce l’interruzione di gravidanza anche nei casi di stupro e incesto.

Intanto, nella confusione imperante, che durerà per settimane e mesi, con ricorsi e contro ricorsi nei tribunali, sono già iniziati, per chi può permetterselo, i viaggi dagli Stati che vietano l’aborto a quelli che lo consentono. Il rischio, per le donne che non hanno i mezzi per sostenere le spese di questi viaggi, è che si finisca col ripiegare sugli aborti clandestini, con i conseguenti pericoli per la salute.

Prima di partire per l’Europa, dove parteciperà ai vertici G7 e Nato, Joe Biden è tornato a commentare la “terribile” e “scioccante” decisione presa dalla Corte. Il presidente ha ribadito che la sua Amministrazione “agirà” per “proteggere i diritti riproduttivi” delle donne. Come annunciato venerdì, la Casa Bianca punta soprattutto alla tutela legale per le donne che vorranno recarsi da uno Stato antiabortista in uno Stato abortista e sulla distribuzione, anche per posta, della pillola abortiva.

Al momento, queste sono le uniche opzioni a disposizione del presidente, che ha però promesso battaglia in vista delle elezioni di medio termine di novembre. Nonostante l’appello al Congresso lanciato in queste ore, Biden sa bene che l’unica possibilità affinchè i diritti della ‘Roe v. Wade’ vengano finalmente “codificati” in una legge federale, è ottenere una solida maggioranza alla Camera e al Senato. Ecco allora che l’aborto, la cui messa al bando colpisce indiscriminatamente sia le elettrici democratiche che quelle repubblicane, potrebbe diventare l’arma dei Democratici per invertire l’esito di un voto che appariva già inevitabilmente favorevole ai Repubblicani.

Del fatto che l’aborto rischia di diventare un boomerang per il suo partito ne è consapevole anche Donald Trump. L’ex presidente, risultato decisivo nelle decisione di ieri con la nomina di tre giudici ultra conservatori nella Corte Suprema, pubblicamente ha salutato l’abolizione della ‘Roe v. Wade’ del 1973 come “una decisione presa da Dio”. In privato, riportano i retroscena della stampa Usa, avrebbe però ammesso che si è trattata di una “pessima” decisione per i repubblicani, che rischia di alienare al partito il voto di milioni di donne.

Nel frattempo, mentre le organizzazioni antiabortiste festeggiavano la vittoria ottenuta, diverse città americane sono state teatro di manifestazioni del fronte ‘pro-choice’. Oltre alla manifestazione organizzata già dalla mattina di venerdì davanti all’edificio della Corte Suprema a Washington, manifestanti sono scesi in strada anche a Chicago, Dallas, New York, Philadelphia e in altre città in tutto il Paese. Ci sono stati momenti di tensione a Phoenix, in Ariziona, dove la polizia ha usato i gas lacromogeni contro i manifestanti che avevano cinto d’assedio il Campidoglio, sede del Parlamento dello Stato. Altre proteste sono in programma per sabato, da Los Angeles, ad Austin, a Indianapolis.

Vari quotidiani e media Usa stanno ora confrontando le testimonianze in tema di aborto dei giudici conservatori della Corte Suprema, nelle loro audizioni di conferma davanti al Senato, con quanto da loro affermato nella decisione presa venerdì. In molto casi, la distanza tra le rassicurazioni fornite riguardo alla conferma dei precedenti giurisprudenziali della Corte e il clamoroso ribaltamento di venerdì appare evidente. Il rischio è ora quello di una delegittimazione del massimo tribunale Usa agli occhi di milioni di cittadini, la percezione di un ‘corpo estraneo’ rispetto al sentire comune del Paese.

Anche questo un segnale della sempre più marcata polarizzazione politica in atto negli Stati Uniti, proprio nei giorni in cui un timido riavvicinamento tra Democratici e Repubblicani sembrava possibile, con il varo della riforma bipartisan in tema di armi, decisa dopo le stragi di Buffalo e Uvalde.