Russia-Ucraina: le vie della diplomazia, quali sono le alternative alla guerra – SCHEDA

Il Cremlino chiede di garantire che le ex nazioni sovietiche non entrino nella Nato

La tensione attorno all’Ucraina non sembra abbassarsi, mentre la Russia non arretra sulla presenza militare ai confini e le esercitazioni del suo esercito, alternando il pugno di ferro ad aperture aperture diplomatiche. Una postura che sembra mostrare una strategia di rischio calcolata, mirata a spingere Usa e alleati ad accettare le richieste di Mosca sul tema della sicurezza. Mentre continua a negare l’intenzione di invadere l’Ucraina, il Cremlino chiede di garantire che le ex nazioni sovietiche non entrino nella Nato, che altre armi non siano dispiegate vicino ai confini russi e che le forze dell’Alleanza nell’est europeo siano fatte arretrare. Nato e Usa hanno descritto le richieste come inaccettabili, proponendo di discutere limiti al dispiegamento missilistico, maggior trasparenza sulle esercitazioni militari e altre misure atte a edificare relazioni di fiducia.

Il presidente russo Vladimir Putin deve ancora rispondere formalmente alle proposte occidentali, ma ha già detto di non aver intenzione di accettare dei no alle sue richieste. In questo contesto, Mosca mostra i muscoli con oltre 100mila soldati ammassati ai confini ucraini e manovre militari dall’Artico al mar Nero. Usa e alleati minacciano sanzioni economiche in caso d’invasione e la chiusura del gasdotto Nord Stream 2, mentre vengono dispiegate forze aggiuntive sul fianco orientale della Nato.

Se Mosca insiste in modo pervicace sulle sue richieste, secondo alcuni osservatori vi sarebbe in realtà la volontà di un compromesso con cui evitare il conflitto e salvare la faccia a entrambe le parti. Lo scenario di una guerra comporterebbe infatti, in ogni caso, pesanti costi in vite umane, sanzioni economiche e contraccolpi diplomatici molto pesanti. Sulla questione dell’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato, gli alleati occidentali non intendono abbandonare la politica della porta aperta ma al contempo non hanno intenzione di ammettere al consesso atlantico a breve alcuna nazione ex sovietica, quindi alcuni analisti hanno ipotizzato una moratoria all’espansione dell’Alleanza. A riguardo gli analisti non sono concordi: lo scenario – viene evidenziato – è improbabile perché alimenterebbe la divisione tra alleati e potrebbe scontentare lo stesso Putin.

Altro possibile scenario è la ‘finlandizzazione’ dell’Ucraina: il Paese potrebbe cioè acquisire status di Paese neutrale, così come fece la Finlandia dopo la Seconda guerra mondiale (consentendo rapporti amichevoli con la Russia durante la Guerra fredda). Un passo simile sarebbe un deciso cambio di rotta nel percorso di Kiev per l’adesione alla Nato, alimentando probabilmente forti critiche interne. L’opinione pubblica, però, potrebbe accoglierlo come un male minore, rispetto all’invasione russa. Il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva descritto la ‘finlandizzazione’ come “uno dei modelli sul tavolo”, salvo fare poi dietrofront.

Un’altra via di compromesso potrebbe poi prevedere passi diplomatici di peso per allentare la tensione nell’est dell’Ucraina, controllata dai separatisti filorussi da quando la ribellione è esplosa nel 2014, poco dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca. Questa ha chiesto all’Occidente di premere perché Kiev rispetti gli impegni previsti dall’accordo di Minsk siglato nel 2014-2015 con Francia e Germania, in particolare con l’autonomia ai territori in mano ai separatisti. L’intesa è stata interpretata da Kiev come un tradimento dei suoi interessi nazionali, mentre Mosca non ha mai riconosciuto il proprio ruolo nel conflitto, e ne è derivato uno stallo. Macron ha di recente descritto l’accordo come “l’unica via che consenta di costruire la pace” e “trovare una soluzione politica sostenibile”. Il segretario alla Difesa britannico, Ben Wallace, parlando a Bbc ha detto che ripristinare gli accordi di Minsk sarebbe “una via solida per la de-escalation”.

Esiste un ulteriore ultimo scenario: che la situazione attuale di stallo diventi lo status quo. La Russia potrebbe con il passare del tempo ritirare parte delle sue forze, lasciando però parte dell’attrezzatura militare dislocata vicino ai confini e continuando a destabilizzare Kiev politicamente ed economicamente. La Nato potrebbe mantenere una presenza rafforzata sul fianco orientale, in una situazione di impasse che perderebbe nel tempo di tensione – e di visibilità.