Pedofilia: quasi 500 vittime nella diocesi di Monaco. Accuse a Ratzinger, che si difende

Secondo il report l'allora arcivescovo non agì in quattro casi

Sono quasi 500 le vittime di abusi da parte della Chiesa di Monaco e Frisinga, un tempo guidata da Joseph Ratzinger. Lo rivela il rapporto che la stessa arcidiocesi ha commissionato allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl quasi due anni fa per fatti avvenuti tra il 1945 e il 2019. Secondo gli esperti, 247 vittime sono maschi e 182 femmine e il 60% dei ragazzi colpiti aveva tra gli otto e i 14 anni.

Anche il Papa emerito Benedetto XVI viene pesantemente accusato nel dossier. Secondo gli esperti, nel periodo in cui ha ricoperto l’incarico di arcivescovo di Monaco, non avrebbe fatto nulla contro i religiosi accusati in quattro casi. In un comunicato Benedetto nega “rigorosamente” la sua responsabilità. Più tardi, mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa emerito, ha spiegato che il Papa emerito deve ancora leggere nei dettagli il documento e che “come ha già più volte ripetuto durante gli anni del suo pontificato, esprime il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici, e manifesta la sua personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici”. Ma il rapporto sugli abusi da parte del clero nell’arcidiocesi tedesca di Monaco coinvolge anche l’attuale arcivescovo, Reihnard Marx, vicino a Papa Francesco, che è stato accusato di aver gestito male due casi di pedofilia.

“La Santa Sede ritiene di dover dare la giusta attenzione al documento di cui al momento non conosce il contenuto”, dichiara il Vaticano, che nei prossimi giorni prenderà visione del dossier e potrà “esaminarne i dettagli”. “Nel reiterare il senso di vergogna e il rimorso per gli abusi sui minori commessi da chierici, la Santa Sede assicura vicinanza a tutte le vittime e conferma la strada intrapresa per tutelare i più piccoli, garantendo loro ambienti sicuri”, spiega il portavoce del Papa, Matteo Bruni.

Dei quattro casi che coinvolgono Ratzinger, due riguardano sacerdoti che hanno commesso abusi mentre il Papa emerito era in carica come arcivescovo e sono stati puniti dalla giustizia civile tedesca, ma sono rimasti a svolgere il lavoro pastorale “senza limiti espliciti e nessuna azione è stata ordinata ai sensi del diritto canonico”, spiega il rapporto. In un terzo caso, un religioso che era stato condannato da un tribunale al di fuori della Germania è entrato in servizio nell’arcidiocesi di Monaco e “le circostanze fanno pensare che Ratzinger sapesse della vicenda”. Quando lo scandalo degli abusi è esploso per la prima volta in Germania nel 2010, l’attenzione si è spostata su un altro caso: quello di un prete che ha commesso abusi, il cui trasferimento a Monaco per sottoporsi a terapia è stato approvato sotto Ratzinger nel 1980. Al prelato è stato permesso di riprendere il lavoro, decisione che la Chiesa ha affermato essere stata presa da “un funzionario di grado inferiore senza consultare l’arcivescovo”.

Il cardinale Marx non è stato finora coinvolto in alcun illecito. Ma con un gesto straordinario l’anno scorso, ha consegnato le sue dimissioni per la “catastrofica” gestione da parte della Chiesa cattolica dei casi di abusi sessuali da parte del clero, dichiarando che gli scandali avevano portato la chiesa a “un vicolo cieco”. Francesco ha respinto l’offerta, ma ha affermato che era necessario un processo di riforma e che ogni vescovo doveva assumersi la responsabilità della “catastrofe” della crisi degli abusi. Oggi il porporato rivela che gli incontri con le vittime hanno cambiato la sua “percezione della Chiesa”: “mi sento corresponsabile per quanto accaduto negli ultimi decenni”, scrive in un comunicato.

Un rapporto commissionato dalla Chiesa ha concluso nel 2018 che almeno 3.677 persone sono state abusate dal clero in Germania tra il 1946 e il 2014. Più della metà di queste aveva 13 anni o meno e quasi un terzo prestava servizio come chierichetto. Negli ultimi mesi, le turbolenze nell’arcidiocesi di Colonia sulla gestione delle accuse di abusi da parte dei funzionari hanno sconvolto la chiesa tedesca. Un rapporto dell’anno scorso ha rilevato che l’arcivescovo di Amburgo, un ex funzionario della chiesa di Colonia, ha trascurato il suo dovere in diversi casi nel gestire tali accuse, ma Francesco ha rifiutato le sue dimissioni. Quel rapporto ha scagionato l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, dall’accusa di illeciti. Ma la gestione della questione da parte di Woelki ha fatto infuriare molti cattolici. Aveva tenuto nascosto un primo rapporto sulle azioni dei funzionari della chiesa, redatto dalla stessa società che ha prodotto il rapporto di Monaco, adducendo preoccupazioni legali. A settembre, il papa ha concesso a Woelki un “timeout spirituale” di diversi mesi dopo quelli che il Vaticano ha chiamato “errori gravi” di comunicazione.