Il diplomatico: "Attuali prospettive di crescita economica del paese favorevoli"
In risposta alla pandemia e in un contesto di recessione economica, l’Ungheria ha adottato misure per affrontare l’emergenza sanitaria, per sostenere le attività economiche più colpite e per favorire la ripresa. Anche grazie ai precedenti interventi di politica economica e ad una finanza pubblica solida, le misure di politica di bilancio hanno fornito un margine di manovra che ha consentito di attenuare le difficoltà socio-economiche derivanti dalla crisi e di contenere il calo del Pil sceso nel 2020 di 5 punti percentuali su base annua. “Appare utile ricordare che prima della crisi sanitaria il Paese aveva registrato nel periodo 2013-2019 una crescita media annua attorno al 4%, superiore alla media europea – dice l’ambasciatore d’Italia Ungheria, Manuel Jacoangeli in un’intervista a Tribuna Economica – Le attuali prospettive di crescita economica dell’Ungheria sono favorevoli. Secondo le previsioni di ottobre 2021 del Fondo Monetario Internazionale è atteso per il corrente anno un rimbalzo del Pil del 7,6%, mentre nel 2022 la crescita del prodotto dovrebbe attestarsi al 5,1%”.
A febbraio 2021, il Governo ungherese “ha lanciato un Piano d’azione per il rilancio dell’economia articolato in più fasi. Tra le principali misure, la concessione di prestiti alle Pmi più vulnerabili, finanziamenti agevolati per le ristrutturazioni edilizie, un programma per la costruzione di nuove unità residenziali, misure di politica fiscale a beneficio delle famiglie e pensionati”, spiega. “Relativamente alle opportunità per le imprese italiane, i progetti di potenziale interesse nell’ambito del Pnrr ungherese potrebbero riguardare nell’ambito delle componenti Trasporto verde sostenibile ed Energia, l’ammodernamento, l’ampliamento delle capacità della rete ferroviaria, la digitalizzazione delle ferrovie suburbane di Budapest, la fornitura di mezzi di trasporto, l’incremento della capacità di trasmissione e la realizzazione di una nuova linea sulla rete ad alta tensione per l’integrazione dell’energia fotovoltaica”, aggiunge. Nonostante la crisi Covid, “l’Italia ha tuttavia mantenuto la quinta posizione quale Paese partner dell’Ungheria con una quota di mercato del 4,7%.
Nonostante la contrazione degli scambi, l’Italia si è confermata lo scorso anno il terzo mercato di sbocco dell’export magiaro ed ottavo paese fornitore. L’Ungheria rappresenta il 19mo mercato di destinazione per l’export italiano e il 13mo mercato per importanza delle esportazioni italiane in Europa. Riguardo al primo semestre del corrente anno, l’Italia, con un interscambio di 6,1 miliardi di Euro, si è attestata alla seconda posizione nella graduatoria ungherese degli scambi con l’estero. Più in particolare, nel periodo di riferimento, il nostro Paese è stato il secondo mercato per importanza dell’export ungherese ed ha ricoperto l’ottava posizione quale Paese fornitore. Abbiamo ragione di ritenere che dopo la battuta di arresto del 2020 ci siano buone possibilità che il volume complessivo dell’interscambio cresca in misura maggiore del 2019″.
L’Italia “è considerata un partner fondamentale dell’Ungheria sia sul piano politico che commerciale. Nell’intento di consolidare le relazioni bilaterali l’attività dell’Ambasciata continuerà a concentrarsi sul mantenimento dei rapporti con gli interlocutori istituzionali e sulla promozione dell’Italia. In sinergia con l’Ufficio Ice (Italian Trade Agency) e l’Istituto Italiano di Cultura, il ruolo di questa Rappresentanza diplomatica sarà quello di unire l’economia, la cultura e l’innovazione, le tre dimensioni della promozione integrata, a sostegno dello sviluppo delle relazioni economiche, del “Made in Italy”, del rafforzamento della presenza delle nostre imprese sul territorio. I nostri obiettivi strutturali si riconducono all’incremento delle quote di export ed alle opportunità di affari. Al riguardo, si cercherà di individuare nella segmentazione dei dati relativi alle importazioni ungheresi le principali voci oggetto di interesse verso il nostro mercato. Occorrerà inoltre continuare a esplorare possibili aree di cooperazione di comune interesse, in specie nei settori automobilistico, della produzione di microchip, della tecnologia dell’idrogeno, energie rinnovabili, gestione dei rifiuti e le prospettive nel settore farmaceutico”.
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