Sempre alta la tensione al confine tra Polonia e Bielorussia dove, secondo i dati dell’Ue, sono presenti circa 2mila migranti, arrivati lunedì e rimasti bloccati nell’area. Due gruppi nella notte tra martedì e mercoledì hanno sfondato la recinzioni alla frontiera e sono entrati in territorio polacco. Oltre 50 persone sono state arrestate dalla polizia di Varsavia nell’area di Bialowieza, dopo aver superato la frontiera.
La Polonia aveva respinto i primi tentativi di ingresso lungo il confine, dove le persone in fuga hanno trascorso la notte, cercando di resistere alla temperatura gelida. Il governo polacco ha avvertito del rischio di un’escalation armata e ha accusato il regime di Minsk di aver generato deliberatamente la crisi per destabilizzare l’Unione europea. E’ la prima volta in 30 anni che possiamo dire che la sicurezza e l’integrità dei nostri confini sono così brutalmente attaccate”, ha detto il premier Mateusz Morawiecki, accusando il presidente russo Vladimir Putin di essere dietro alla crisi. Il leader autoritario bielorusso Alexander Lukashenko ha respinto le accuse, ha detto di non voler attaccare Varsavia ma ha avvertito che Minsk non si piegherà.
“Sono sconcertata dal fatto che un gran numero di migranti e rifugiati continui a essere lasciato in una situazione disperata a temperature quasi gelide al confine tra Bielorussia e Polonia. Esorto gli Stati coinvolti ad adottare misure immediate per una de-escalation e per risolvere questa situazione intollerabile, in linea con i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto dei rifugiati”, ha dichiarato l‘Alta commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, a proposito della situazione al confine tra Bielorussia e Polonia.
Le autorità bielorusse hanno accusato le truppe polacche di usare la forza contro i migranti che cercano di attraversare il confine tra i due Paesi. Il Comitato per il confine di Stato bielorusso ha diffuso filmati che mostrano presumibilmente migranti insanguinati e feriti in un campo improvvisato lungo il confine
Alcuni migranti hanno denunciato come le autorità bielorusse gli abbiamo sequestrato i telefoni e li abbiano spinti verso la frontiera e ora non possano né tornare indietro né entrare in Polonia, riporta Bbc. L’Unione europea ha risposto alla crisi in modo compatto. Il Consiglio ha varato una stretta sui visti per i funzionari del regime mentre la Germania si è detta disposta a inviare forze di polizia al confine per sostenere Varsavia.
Martedì mattina il premier Morawiecki e il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, si erano recati al confine dove hanno ringraziato le guardie di frontiera. Mentre il presidente Andrzej Duda ha parlato con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che ha definito la situazione “grave”.
Lukashenko ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin, accusato dal premier Morawiecki di essere dietro alla crisi. Il Cremlino ha definito la situazione “tesa” mentre Lukashenko, in un’intervista rilasciata alla stampa russa, ha affermato di non aver intenzione di attaccare la Polonia o di cercare lo scontro ma ha chiarito che Minsk non si inginocchierà. Il ministero della Difesa bielorusso ha convocato l’addetto militare dell’ambasciata polacca a Minsk, il colonnello Jaroslaw Kembrowski, per dirgli che le accuse di Varsavia secondo cui il personale militare bielorusso sarebbe complice della crisi migratoria sono “infondate e ingiustificate”.
Secondo recenti rapporti dell’Ue alcuni migranti sono volati in Bielorussia tramite voli commerciali e charter dalla Siria, dalla Turchia, dagli Emirati Arabi Uniti e persino dalla Russia. Per questo la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson ha affermato che Bruxelles deve lavorare insieme ai Paesi terzi per bloccare i voli a Minsk. “Vediamo un regime disperato e illegittimo che sta invitando le persone ad arrivare sul loro territorio dicendo che si tratta di un modo facile e sicuro per entrare nell’Ue. Queste persone vengono portate a Minsk, fatte alloggiare in hotel, poi vengono portate alle frontiere, ma da lì non possono più tornare”, ha detto la commissaria, “Non è una crisi migratoria ma una vera e propria aggressione da parte di un regime”.