Afghanistan, i talebani ‘giustiziano’ il capo della polizia

La Nato: "I terroristi non ci minacceranno"

A cinque giorni dalla caduta di Kabul sotto il controllo dei talebani, la gran parte delle strade della città è silenziosa e calma. Raro vedere le donne fuori dalle case, dove la popolazione si è rintanata nel terrore degli estremisti che pattugliano le vie e nell’attesa di capire che piega prenderà la situazione. Per ora, i talebani non intendono fare annunci sul futuro governo, riferiscono fonti ufficiali afghane: il capo negoziatore Anas Haqqani ha affermato che un accordo con gli Usa prevede che “non facciano nulla” prima della data finale del ritiro delle truppe, il 31 agosto. Dichiarazioni che alimentano la preoccupazione sul destino del Paese, nel generale scetticismo sulle promesse di “moderazione” e rispetto dei diritti “secondo la sharia”.

I ministri degli Esteri della Nato, in una sessione d’emergenza, hanno ribadito molte posizioni già espresse dalle potenze occidentali. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha definito la situazione “difficile e imprevedibile”, parlando delle evacuazioni di cittadini stranieri, collaboratori afghani e altri come della “massima priorità”. I ministri hanno esortato i talebani a fornire “un passaggio sicuro” per l’aeroporto, visto che con vari posti di blocco ostacolano l’accesso per impedire la fuga agli afghani. Il focus è anche sul terrorismo: “abbiamo impedito per 20 anni ai terroristi di trovare rifugio sicuro in Afghanistan per lanciare attacchi”, non “consentiremo a nessun terrorista di minacciarci”. Hanno anche chiesto di “stabilire un governo inclusivo e rappresentativo, con partecipazione significativa di donne e gruppi minoritari”, e che rispetti i diritti umani, in particolare di donne e minoranze.

Intanto si susseguono le notizie di violenze, che sempre più sembrano dare ragione a chi ha descritto le promesse dei talebani come un’operazione di facciata. Emergency ha fatto sapere che almeno il 90% dei feriti nei suoi ospedali è composto da civili, riferendo di racconti sulla ‘caccia’ dei talebani nelle case di attivisti, artisti e oppositori, per trovare armi o documenti. L’allarme sulla ‘caccia ai collaboratori’ di Usa e Nato era già stato dato dalle Nazioni unite, in un documento visto da Bbc. Tolo News ha invece dato notizia della scomparsa di funzionari di polizia, alcuni dei quali catturati dagli estremisti, e di video che mostrerebbero l’esecuzione di uno di loro. Vi si vede il comandante Hajji Mohammed Achaksai che dichiara il proprio nome, poi inginocchiato a terra con gli occhi bendati e le mani legate, infine ucciso da una raffica di proiettili.

Amnesty International ha denunciato la tortura e il massacro di nove uomini di etnia hazara, uccisi dagli estremisti nella provincia di Ghazni. “Un terribile richiamo del passato, un’orribile indicazione di cosa potrà significare il passaggio del potere ai talebani e la conferma che le minoranze etniche e religiose sono in grave pericolo”, ha dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale dell’organizzazione, facendo appello all’Onu.

Nel frattempo è emerso che una ventina di diplomatici all’ambasciata Usa a Kabul a luglio avvertì Washington, tramite un canale interno dedicato alle critiche: le evacuazioni dei collaboratori afghani si svolgevano troppo lentamente, quindi l’avanzata dei talebani avrebbe messo a rischio le persone. Non esiste un numero certo di quanti, statunitensi, afghani e altri, debbano essere evacuati, ma alcune organizzazioni hanno stimato in circa 100mila i collaboratori degli Usa e loro familiari che avrebbero chiesto di fuggire sugli aerei statunitensi.