Afghanistan, informazione a rischio: la fondatrice di un quotidiano per le donne lancia un appello

Zahra Joya da Kabul avvia una raccolta fondi: "Il punto di vista delle donne non è considerato e le nostre voci sono costantemente messe al margine"

Mentre i talebani continuano la loro avanzata in Afghanistan, conquistando città e avanzando verso Kabul, la fondatrice della testata giornalistica Rukhshana Media, Zahra Joya, da Kabul lancia un appello per la sopravvivenza del sito d’informazione. Lo ha fondato nel 2020 con i propri risparmi per creare uno spazio che raccontasse la vita delle donne, dando voce direttamente a queste ultime. A corto di risorse, che descrive come pressoché irreperibili per l’informazione di genere, ha lanciato online una raccolta fondi. Nonostante i progressi degli ultimi anni (che ora i talebani minacciano mettendo a rischio anche i più basilari diritti delle donne, incluso quello alla vita) la giornalista afghana racconta che “gli uomini sono al comando. Controllano il campo della guerra e della politica, i media e lo spazio pubblico. Sono loro a decidere che cosa ‘vale la pena’ e che cosa ‘importa’ di un più in Afghanistan. Il punto di vista delle donne è quasi sempre escluso”, afferma, “negli ultimi sette anni ho lavorato come giornalista per varie testate. Spesso unica donna nella stanza, ho capito” che “il punto di vista delle donne non è considerato e le nostre voci sono costantemente messe al margine”.

È “per cambiare questo” che, nel novembre 2020, ha fondato Rukhshana Media, “dal nome di una donna lapidata a morte dai talebani nel 2015”, simbolo di tutte le vittime della società patriarcale. Da allora la squadra “ha dato notizie solo su temi che riguardano la vita delle afghane, dal tabù delle mestruazioni, ai matrimoni precoci, alle molestie in strada alle difficoltà economiche, alla violenza e discriminazione di genere, alla vita di sopravvissute allo stupro. Abbiamo dato notizie da tutto il Paese, lavorando con un gruppetto di cinque giornaliste e volontarie”. Professioniste che rischiano la vita, come dimostrato dai recenti attacchi a varie lavoratrici dei media, uccise dagli estremisti islamici.

La fondatrice

Dopo aver investito i fondi personali, Zahra Joya aveva la “speranza di ricevere fondi da donatori, una volta che fosse diventato chiaro quanto il nostro lavoro è importante”, ma ciò “si è rivelato tanto difficile quanto cambiare il panorama dei media controllato dagli uomini”. Quindi, ha lanciato l’appello per raccogliere 20mila dollari: “Ora più che mai, mentre i nostri peggiori incubi si avverano, le donne afghane hanno bisogno di una piattaforma da cui parlare per se stesse”. La cifra coprirà per un anno le spese per i salari di quattro giornaliste e della direttrice, l’affitto della redazione, il sito web e internet.