Per rallentare il rapido invecchiamento della popolazione la Cina ha deciso di aumentare da due a tre il numero massimo di figli consentiti per coppia. Il Partito comunista al potere ha introdotto la misura nel corso di una riunione presieduta dal leader Xi Jinping. Il partito ha convenuto anche che Pechino ha bisogno di aumentare l’età pensionabile per evitare una riduzione della forza lavoro e migliorare i servizi pensionistici e sanitari per gli anziani.
La quota delle persone in età lavorativa dai 15 ai 59 anni è scesa in Cina al 63,3% lo scorso anno dal 70,1% di dieci anni fa, mentre gli abitanti di età pari o superiore a 65 anni sono cresciuti dall’8,9% al 13,5%. Secondo i ricercatori cinesi e il ministero del Lavoro la quota di persone in età lavorativa potrebbe scendere al 50% entro il 2050. Nel 2020 il numero medio di nascite per coppia si è attestato a 1,3, ben al di sotto del 2,1 che manterrebbe stabile la dimensione della popolazione. Che la popolazione sarebbe diminuita nel Paese con più abitanti al mondo era noto, ma i dati del censimento pubblicati l’11 maggio hanno mostrato che ciò sta avvenendo a un ritmo più veloce del previsto, con un conseguente aumento del numero di pensionati rispetto a quello dei futuri lavoratori.
Già nel 2015 la Cina ha consentito a ogni coppia di avere due figli abolendo la politica del figlio unico, introdotta negli anni ’80 per frenare la crescita della popolazione che, secondo Pechino, avrebbe portato a una carenza di cibo e acqua. Nonostante questo, il numero totale delle nascite è continuato a diminuire dimostrando che l’aumento del numero di figli consentiti potrebbe non bastare a invertire la tendenza. Le coppie in Cina si dicono infatti scoraggiate dall’avere figli per motivi simili a quelli riscontrati in Occidente: i costi elevati che richiede crescerli, problemi lavorativi e la necessità di prendersi cura dei genitori anziani. Sui social media sono cominciati a spuntare commenti che criticano le misure prese dal governo perchè non aiutano i giovani genitori con bassi redditi e orari di lavoro estenuanti, che vanno dalle 9 alle 21 per sei giorni alla settimana. “Ogni punto del problema non è stato risolto”, si legge in un post sul popolare servizio di blog Sina Weibo firmato Tchaikovsky, “chi crescerà il bambino? Hai tempo? Esco presto e torno tardi”.