Il presidente Usa Joe Biden si prepara a tagliare il traguardo dei primi 100 giorni della sua presidenza tra promesse mantenute e riforme rinviate. Il democratico terrà il suo primo discorso davanti al Congresso, riunito in sessione congiunta, il 28 aprile dove illustrerà i prossimi passi del suo governo. Mentre il giorno successivo sarà in Georgia, ad Atlanta, per un rally in formato drive-in dove promuoverà i suoi piani per le infrastrutture e per il lavoro. Proprio in questo Stato, tradizionalmente repubblicano, il democratico ha battuto il rivale Donald Trump assicurandosi la Casa Bianca, grazie al massiccio afflusso alle urne dell’elettorato afroamericano, mobilitato dalla politica Stacey Abrams.
Nei primi 100 giorni della sua amministrazione Biden è riuscito a mantenere parte delle sue promesse, in particolare quelle riguardanti la lotta contro il Covid-19 e il cambiamento climatico e i piani per la ripresa dell’economia dopo la crisi. Altri temi, come quello migratorio, si sono rivelati molto più spinosi e il presidente ha fatto in parte marcia indietro rispetto agli annunci della campagna elettorale. In particolare Biden aveva promesso l’aumento del tetto massimo di rifugiati accolti nel Paese da 15mila (stabilito dall’ex presidente Donald Trump) a 125mila. Dopo le scene drammatiche della carovana di migranti partita dall’Honduras e bloccata dalle forze di sicurezza del Guatemala, e l’aumento del numero di minori non accompagnati alla frontiera con il Messico, il governo ha annunciato che avrebbe mantenuto il limite imposto dal tycoon scatenando le critiche dell’ala più a sinistra del partito. Dopo le polemiche la Casa Bianca ha deciso uno nuova marcia indietro, ma si stima che per quest’anno il numero delle richieste accolte sarà comunque vicino a quello dell’era Trump. Il democratico ha invece mantenuto le promesse di bloccare il finanziamento e la costruzione del muro con il Messico e di revocare il noto ‘muslim ban’, ovvero le restrizioni di viaggio per le persone provenienti da un certo numero di Paesi a maggioranza musulmana. In più ha affidato il delicato dossier alla vicepresidente Kamala Harris.
E’ sul fronte della pandemia che il presidente ha raggiunto probabilmente i risultati migliori rispetto agli obiettivi prefissati, facendo rientrare Washington all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità e raddoppiando il traguardo di 100 milioni di vaccinati in 100 giorni, portandolo a 200 milioni nello stesso periodo di tempo. Biden è riuscito poi a far approvare il maxi pacchetto di aiuti per la ripresa dal Covid-19 da 1.900 miliardi di dollari e a far rientrare Washington nell’accordo sul clima di Parigi. Nonostante questo, secondo un sondaggio effettuato da Abc e Washington post il gradimento popolare del democratico è al 52% un dato molto basso se confrontato con il 69% raggiunto da Obama dopo i primi 100 giorni, o il 63% di George W. Bush. Peggio di lui hanno fatto solo Trump con il 42% e Gerald Ford (48%), secondo quanto riporta Abc.
In tema di politica estera, il presidente ha compiuto sforzi per rientrare nell’accordo sul nucleare iraniano ma i negoziati sono in corso e con Teheran non è stata ancora raggiunta una quadra. Sul tema dei diritti umani poi, il bilancio è di luci e ombre. Sebbene Biden abbia difeso i diritti umani e democratici nello Xinjiang e a Hong Kong, e si sia espresso a favore dell’oppositore russo Alxei Navalny, ha rifiutato di sanzionare il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, ritenuto dall’intelligence Usa responsabile dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita Turchia.