Navalny, condannato al carcere ma attacca Putin: “Passerà alla storia come l’avvelenatore”

3 anni e 5 mesi al blogger e oppositore. Condanna da Usa e Ue

Tre anni e mezzo di carcere. È la condanna che il tribunale Simonovsky di Mosca ha emesso nei confronti del dissidente russo Alexei Navalny. Tuttavia, dato che il 44enne ha già trascorso dieci mesi ai domiciliari, dovrà scontare 2 anni e 8 mesi. L’oppositore è stato ritenuto colpevole di avere violato i termini della libertà vigilata, mentre era in cura in Germania dopo essere stato avvelenato con l’agente nervino Novichock ad agosto (avvelenamento per il quale accusa direttamente il presidente Putin), per un presunto caso di corruzione che risale al 2014. I giudici hanno quindi accolto la richiesta del Servizio penitenziario russo di convertire la condanna sospesa in pena detentiva.

Nonostante tutto, il 44enne non si arrende e torna ad attaccare lo zar dall’aula. “Non importa quanto” Putin “cerchi di atteggiarsi a esperto di geopolitica, il suo risentimento nei miei confronti è tale che passerà alla storia come ‘Putin l’avvelenatore'”. Il più grande sgarbo fatto al leader, secondo l’attivista, è di averlo “offeso sopravvivendo dopo che avevano tentato di uccidermi su suo ordine”. E ancora: “Il tema principale in questo processo è intimidire un numero enorme di persone. Una persona viene incarcerata per spaventare milioni di persone”, ricorda menzionando i 20 milioni di abitanti al di sotto della soglia di povertà e le decine di milioni che “vivono senza la minima prospettiva per il futuro”. La speranza è che “questo processo venga percepito come un segno di debolezza. Non si può mettere milioni e centinaia di migliaia di persone in prigione. Spero che la gente inizierà a capirlo”.

Durante la lettura del dispositivo, l’attivista si gira verso la moglie Yulia Navalnaya, alla quale dedica un cuore tracciandolo con le dita sulla cella di vetro nella quale è ristretto. Intanto non perde tempo il suo team che lancia un appello immediato a scendere in piazza nella capitale: obiettivo la piazza del Maneggio di fronte al Cremlino. Nel giorno del verdetto, oltre 350 manifestanti sono stati fermati dalla polizia, stando all’Ong Ovd-Info. La maggior parte a Mosca ma alcuni anche nella città occidentale di Izhevsk.

Nel frattempo gli Usa chiedono il rilascio “immediato e incondizionato” di Navalny, mentre il segretario di Stato, Anthony Blinken, si è detto “preoccupato”. L’Europa punta sulla presenza dell’Alto rappresentante, Josep Borrell a Mosca, per imprimere una svolta. “C’è la volontà di incontrare Navalny, se possibile, siamo in contatto con il suo team”. Infatti, il tema “sarà un punto essenziale” del viaggio. Nei confronti di Mosca arriva anche la condanna di Berlino e della Farnesina che esprime “costernazione” per la sentenza.

All’udienza erano presenti anche i diplomatici di Svizzera, Austria e Bulgaria, in una mossa bollata come “interferenza negli affari interni di uno Stato sovrano” e “autoincriminazione sui tentativi miopi e illegali dell’Occidente di contenere la Russia”, secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.