“Oggi il nostro spazio ha bisogno di noi per dargli un altro destino”. Queste le parole del ministro degli Affari esteri, della cooperazione africana e dei marocchini residenti all’estero, Nasser Bourita, in occasione del V Forum regionale dell’Unione per il Mediterraneo (UpM) in occasione del 25esimo anniversario dell’avvio del Processo di Barcellona.
Co-presieduto dall’Alto Rappresentante europeo, Josep Borrell, dal Ministro degli Affari Esteri spagnolo, Arancha Gonzalez e dal segretario generale dell’UpM, Nasser Kamal, il forum ha visto la partecipazione di Re Felipe VI di Spagna e ha riunito i capi della diplomazia degli Stati membri dell’UpM per riaffermare il loro legame ai principi del Processo di Barcellona e per ribadire il loro impegno per il dialogo e la cooperazione euro-mediterranea. In questo contesto, pur ricordando che nel 1995 i paesi della regione mediterranea erano entusiasti dell’ area di stabilità e prosperità condivisa che il Processo di Barcellona si era prefissato di costruire, Bourita ha sottolineato che, 25 anni dopo, è chiaro che tutto questo non si è ancora completamente avverato.
Il ministro ha così illustrato i paradossi che hanno segnato il percorso del Processo di Barcellona, a partire da quello economico: “L’Euromed è riuscita a fare del Mediterraneo un mercato di circa 800 milioni di consumatori ma l’integrazione economica non esiste ancora con il 90% degli scambi che sono intra-Ue, contro solo il 9% tra Nord e Sud ”. Con un deficit commerciale del Sud di circa 70 miliardi di euro nei confronti dell’Europa, il ministro ha posto l’accento “sugli accordi di libero scambio che, invece di colmare il gap con il Nord, hanno paradossalmente contribuito ad allargare il fosso, tracciando così una linea di frattura piuttosto che un trait d’union che si traduce in una ricchezza 4 volte maggiore al Nord e in un differenziale PIL / abitanti di 1 a 9 ”. “Il co-sviluppo è quindi una questione cardinale. Il differenziale di sviluppo Nord-Sud non può più essere un costante lamento. Deve essere il leitmotiv di una politica di coesione mediterranea”, capace di far convergere le politiche nazionali verso la “Zona di prosperità condivisa”, ha sottolineato Bourito evocando la necessità della “creazione di uno strumento finanziario dedicato che consenta lo sviluppo delle infrastrutture e lo sviluppo nell’area euro-mediterranea di un modello di mercato verso un modello produttivo “.
Nella seconda parte del suo intervento, il ministro ha poi espresso la sua preoccupazione per la “eccessiva politicizzazione” del processo di Barcellona. “L’UPM è l’unica organizzazione al mondo che porta il Mediterraneo nel suo nome”, però “è proprio quella che non si occupa di grandi temi mediterranei”, ha detto il ministro, ribadendo la mancanza di un dibattito interno sulla gestione del Covid-19, quando il Mediterraneo era l’epicentro della pandemia. Secondo Bourita, “non possiamo creare uno spazio politico e non arredarlo”. Questo non ha solo indebolito il processo di Barcellona ma lo ha persino reso invisibile “agli occhi del mondo”. Bourita ha quindi incoraggiato a redigere un’agenda positiva per la migrazione, a ottimizzare il dividendo demografico al Sud e a coltivare storie di successo, citando l’esempio dell’Università Euromed di Fez che accoglie 2.100 studenti, di cui il 46% sono borsisti , con 32 nazionalità, 8 paesi di mobilità.
Per quanto riguarda la Governance, Bourita ha dichiarato “è ora di rompere con l’asimmetria del processo di Barcellona”, ricordando che il Sud ha anche la responsabilità di partecipare attivamente all’UpM. “C’è un solo destino per la nostra regione: quello per cui lavoreremo”, ha concluso Nasser Bourita citando il Re Mohammed Vi: ” Oggi il nostro spazio ha bisogno di noi per dargli un altro destino “.