Medioriente: Trump fa da paciere e firma accordi ‘Abramo’

Per normalizzazione relazioni diplomatiche tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein. Il tycoon: "un giorno che cambia il corso della storia"

Firmati a Washington gli accordi "Abramo" tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche in cambio della sospensione dell'annessione della Cisgiordania. La giornata si è svolta sotto l'egida del presidente Donald Trump, che li ha co-siglati e si è presentato come il pacificatore del Medioriente a meno di due mesi dall'Election Day. Con una cerimonia alla Casa Bianca, a cui sono stati invitati oltre 700 ospiti, il tycoon ha voluto celebrare quella che ha definito lba di un nuovo Medioriente", una giorno che "nessuno pensava fosse possibile" e che "cambia il corso della storia".

Stessi toni dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha parlato di "una nuova alba di pace". "Conosco il prezzo della guerra", ha detto Netanyahu citando l'ex primo ministro Yitzhak Rabin durante la firma degli accordi di Oslo nel 1993, ora si "può porre fine al conflitto arabo-israeliano una volta per tutte". Per quanto i tre Paesi non siano mai stati direttamente in conflitto, il ministro degli Esteri emiratino ha detto di voler "tendere una mano di pace e ricevere una mano di pace", mentre il suo omologo del Bahrein ha più esplicitamente invocato un accordo di pace israelo-palestinese.

Gli esperti si sono invece divisi, tra chi ha criticato l'esclusione dei palestinesi dalle trattative e chi ha riconosciuto la possibilità che portino a un cambiamento nella regione se altre nazioni arabe, in particolare l'Arabia Saudita, dovessero seguire l'esempio dei vicini, con notevoli ripercussioni per l'Iran, che si troverebbe sempre più isolato. "Almeno cinque o sei" altri paesi arabi sono pronti a firmare "rapidamente" accordi con Israele, si è detto certo Trump.

I palestinesi, dal canto loro, hanno definito gli accordi tra Israele, Emirati e Bahrein una pugnalata alla schiena da parte degli ultimi due. Attivisti hanno tenuto manifestazioni in diverse parti della Cisgiordania e a Gaza, dove hanno calpestato e dato fuoco alle foto dei leader, e razzi sono stati lanciati in serata sulle città del sud di Israele Ashkelon e Ashdod. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il numero uno di Hamas Ismail Haniyeh hanno invocato sforzi unitari contro le iniziative "volte a liquidare la questione palestinese e privare il popolo palestinese dei suoi legittimi diritti".

Secondo un sondaggio, condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, l'86% dei palestinesi ritiene che l'accordo serva solo gli interessi di Israele, mentre il 92% si è detto contrario al piano di pace presentato nei mesi scorsi da Trump. Il tycoon si è detto invece fiducioso che i palestinesi presto cambieranno idea, unendosi anche loro agli accordi. Il presidente Usa si è anche spinto a dirsi pronto a vendere agli Emirati gli F-35, una mossa non proprio gradita all'alleato Netanyahu, che teme di perdere la superiorità militare nella regione.

Tra Washington e Teheran, intanto, le relazioni sono sempre più instabili. Ultimo elemento di scontro è stata l'indiscrezione pubblicata da Politico secondo cui l'Iran avrebbe valutato l'ipotesi di assassinare l'ambasciatrice Usa in Sudafrica, Lana Marks, per vendicare l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, avvenuta lo scorso 3 gennaio in Iraq con un drone. "Qualsiasi attacco da parte dell'Iran, in qualsiasi forma, contro gli Stati Uniti vedrà un attacco di grandezza 1.000 volte maggiore", è stato il commento di Trump. A cui ha fatto seguito la pronta risposta della Repubblica islamica: "Gli Usa evitino di commettere un errore strategico". Trump ha poi sparigliato durante la firma alla Casa Bianca annunciando che farà "un grande accordo con l'Iran. Li aiuterò in ogni modo possibile. Ma dovranno aspettare fino a dopo le elezioni". Anche se Teheran, secondo il tycoon, spera invece che lui perda le elezioni: "Sleepy Joe Biden sarebbe un sogno per loro".