4000 i feriti. In fiamme 3000 tonnellate di nitrato di ammonio. Funzionari del porto agli arresti domiciliari
Sono 135 i morti e 5.000 i feriti – di cui tanti in gravi condizioni – a seguito delle due potentissime esplosioni, avvenute a breve distanza di tempo nella zona del porto martedì a Beirut e che hanno devastato intere aree della capitale libanese.. Lo riferisce la tv Al-Manar, che cita il ministro della Salute Hamad Hassan.
Tra i feriti anche un militare italiano impegnato nella missione Unifil, che è stato ferito in modo lieve nell'esplosione. Il ministro della Salute ha chiesto a tutti i medici e il personale sanitario di raggiungere gli ospedali della capitale per soccorrere i feriti. La Croce Rossa ha riferito di un gran numero di persone sepolte sotto le macerie e intrappolate nelle loro case. E sono 300mila le persone che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni.
Dopo le esplosioni – che secondo alcuni testimoni sarebbero state avvertite fino a Cipro – il premier Hassan Diab ha deciso che quella di mercoledì sarà, in Libano, una giornata di lutto nazionale e ha parlato di una "castarofe" della quale i responsabili saranno "chiamati a rendere conto". Gli ha fatto eco il governatore di Beirut Marwan Abboud, che tra le lacrime ha detto che quanto è successo nella capitale libanese ricorda " Hiroshima e Nagasaki" che nono state la lunga gerra civile che insanguinato il Paese "nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano". Il governo ha deciso gli arresti domiciliari per tutti i funzionari responsabili di stoccaggio e controllo dei materiali al porto, dove è avvenuta l'esplosione in un magazzino di materiale chimico.
Nelle immagini diffuse sulle tv locali e sui social si vede una densa colonna di fumo bianca – probabilmente il risultato di un primo scoppio – seguita da esplosioni secondarie, minori e colorate. Pochi istanti dopo, una gigantesca onda d'urto a forma di fungo, che colpisce via via diversi palazzi, facendoli collassare. Il primo scoppio, di cui non si conoscono ancora le cause, è avvenuto in un magazzino di fuochi d'artificio seguito da una seconda più potente esplosione in un magazzino poco lontano. All'interno c'erano, da quanto ha riferito il ministero dell'Interno libanese, materiali "altamente esplosivi" posti sotto sequestro. Tra queste migliaia di tonnellate di nitrato di ammonio. Proprio queste avrebbero causato l'altra colonna di fumo rosso arancione che si è vista nel cielo di Beirut. Vaste zone del porto sono state rase al suolo, balconi e finestre si sono sbriciolati a chilometri dal luogo dell'esplosione. Danneggiati centinaia di edifici, tra i quali anche il Palazzo Baabda, residenza del presidente.
E tra le ipotesi si affaccia quella di un attacco. L'esplosione al porto di Beirut è avvenuta di un clima di forti tensioni tra il gruppo sciita di Hezbollah e Israele. Immediato il commento da parte di Gerusalemme, che ha subito sottolineato "di non aver nulla a che vedere" con quella che è stato definito "un incidente" provocato da "un incendio". Su indicazione del ministro degli Esteri israeliano, Gabi Ashkenazi, e del ministro della Difesa, Benny Ganzt, Israele ha anche offerto assistenza medica umanitaria al governo libanese, attraverso le organizzazioni internazionali. La Casa Bianca "sta seguendo attentamente" gli sviluppi di quanto è avvenuto in Libano, e Donald Trump ha ieri affermato come fonti di intelligence sostengono come all'origine delle deflagrazioni vi sia stata una bomba. Parole smentite da funzionari del Pentagono, che parlando sotto anonimato alla Cnn hanno chiarito di non sapere dove il capo della Casa Bianca abbia preso le informazioni, sostanzialmente dissociandosi dal tycoon.
Solidarietà al governo di Beirut è arrivata anche dall'Europa. "L'Italia è vicina agli amici libanesi in questo momento tragico. I nostri pensieri vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione", ha affermato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio mentre la Farnesina è al lavoro, con l'Unità di Crisi e l'Ambasciata in Libano per assistere i connazionali e monitorare la situazione. Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, appena rientrato a Parigi da una visita ufficiale a Beirut, ha detto che la Francia "sarà sempre al fianco del Libano" e si appresta a fornire aiuti e assistenza.