Hong Kong, Tik Tok potrebbe pagare il conto di Pechino

La popolare app lascia la ex colonia insieme a Facebook e Whatsapp. Ma gli USA accusano: è di propretà cinese, valutiamo se bandirla 

 I giganti del web salutano Hong Kong. L'ultima a dare forfait è l'app di TikTok che ha annunciato che interromperà il servizio nella ex colonia britannica "alla luce degli eventi recenti". Il riferimento è alla nuova legge di sicurezza nazionale cinese, in vigore dal 1° luglio scorso, che preoccupa i big del digitale: Facebook, WhatsApp, Telegram, Google e Twitter, si sono già schierati contro, bloccando le richieste del governo e della polizia di Hong Kong per avere informazioni sugli utenti.

 TikTok, applicazione popolarissima tra i giovani, che consente di girare brevi video, paga però le sue contraddizioni: è gestita dal colosso cinese Bytedance anche se cerca di tenere le distanze dalla madrepatria, come dimostra il recente arrivo, nel ruolo di amministratore delegato, del manager americano ex Walt Disney, Kevin Mayer. La società ha inoltre fatto sapere che tutti i suoi dati sono archiviati in server negli Stati Uniti e ha insistito sul fatto che non rimuoverà contenuti anche se richiesto dal governo cinese. Ma potrebbe non bastare: arriva comunque l'affondo del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e nelle intenzioni dell'amministazione Trump ci sarebbe quella di valutare il divieto dell'app negli Usa per timore che sia potenzialmente utilizzata dal governo di Pechino come mezzo per sorvegliare le persone e fare propaganda. "Stiamo sicuramente esaminando" la possibilità, ha sottolineato Pompeo, invitando gli americani a essere cauti nell'usarla se non desiderano che "le loro informazioni private finiscano nelle mani del Partito comunista cinese".

 Per gli attivisti pro democrazia e l'Occidente la nuova legislazione è un atto di forza di Pechino che non garantisce l'autonomia del territorio e pregiudica la libertà e i diritti dei cittadini. A preoccupare i colossi del digitale sono le implicazioni della norma, che vieta ciò che Pechino considera attività secessioniste, sovversive o terroristiche o interventi esterni di altri Paesi negli affari interni di Hong Kong. Sebbene le piattaforme social non siano ancora state bloccate, gli utenti hanno iniziato a 'pulire' i loro account e a eliminare i post a favore della democrazia per paura di essere puniti. In base alle norme di attuazione dell'articolo 43 della legge sulla sicurezza nazionale, che conferiscono alla polizia ampi poteri nel far rispettare la previsione, le piattaforme, gli editori e i fornitori di servizi internet possono essere condannati a eliminare qualsiasi messaggio pubblicato che "probabilmente costituirà un reato che mette in pericolo la sicurezza nazionale o che potrebbe causare il verificarsi di un reato che mette in pericolo la sicurezza nazionale". Nel caso in cui la disposizione venisse ignorata, si rischiano multe fino a 100mila dollari di Hong Kong (circa 11.400 euro) e una reclusione di 6 mesi, che per gli utenti diventa fino a un anno.