Marocco, ministro Esteri: “Ponte tra Africa ed Europa, Italia diventi partner strategico”

Il capo della diplomazia di Rabat Nasser Bourita parla a LaPresse: "Riforme e apertura internazionale vanno di pari passo. Con il vostro Paese rapporti di amicizia solidi e sfide comuni nel Mediterraneo"

Un Marocco aperto all'Europa, con un'attenzione particolare all'Italia, ma con un serio sguardo rivolto verso l'Africa. È l'orizzonte tracciato dal ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, in una lunga intervista a LaPresse in occasione dei 20 anni di regno di Mohammed VI.

DOMANDA. Quali sono le priorità di politica estera che individua per il Marocco in questo momento?

RISPOSTA. Penso vi siano tre o quattro elementi fondamentali. Il primo è che Sua Maestà ha sempre creato un legame fra la politica interna e quella esterna. Le riforme interne – economiche e politiche – nutrono l'azione internazionale. E al tempo stesso l'apertura internazionale permette di accompagnare il processo riformatore. In secondo luogo, è una politica fondata su chiarezza e ambizione. Il Marocco ha una politica estera prevedibile, chiara, perché fondata su dei principi. Chiara con gli amici, chiara con gli avversari, chiara sui diversi dossier, ma al tempo stesso guidata dall'ambizione di fare meglio, di arricchire l'azienda di essere reciprocamente benefici, e con l'obiettivo che dalla politica estera del Marocco possano trarre vantaggio i diversi partner del Paese. Terzo elemento: la politica estera prova ad adattarsi alle evoluzioni e alle realtà del mondo andando verso la concretezza. È fondata su un'azione concreta per avere un beneficio diretto per la popolazione marocchina.

D. Può fare qualche esempio?

R. Penso a tutta la politica africana del re, che ruota intorno al legame storico-religioso solido ma soprattutto intorno a progetti concreti di cooperazione sud-sud, di sviluppo, di costruzione di scuole, di rafforzamento di infrastrutture. Penso alla valorizzazione della baie de Coccodi in Costa d'Avorio, alla ristrutturazione della città di Conakry in Guinea. Ma anche, a progetti sociali come la costruzione di ospedali per donne e bambini in Mali o alla presenza del settore privato marocchino (assicurazioni, banche, operatori economici) per creare impiego o rafforzare il commercio.

D. Quali sono le sfide del Marocco in politica estera nel futuro più prossimo?

R. La questione del Sahara, non è una sfida, per il Marocco è una questione che a livello interno è definita: il Sahara è marocchino, il Marocco è nel Sahara e il Sahara è nel Marocco. Ciò che resta da fare oggi è come trovare una soluzione definitiva a questo problema, come portare l'Algeria e il Fronte Polisario a iscriversi in questa logica, a comprendere che è tempo di risolvere questa questione intorno a questi parametri.

D. C'è dell'altro?

R. Le altre sfide sono legate al contesto nel quale ci evolviamo, che è molto difficile perché ci sono delle instabilità e crisi politiche vicino a noi, come in Libia. E c'è la minaccia terroristica che si propaga a sud nella regione di Sahel e Sahara. Infine ci sono i problemi legati all'immigrazione e al traffico di esseri umani. Tutto questo esercita pressione sulla politica estera perché il Marocco agisce in un contesto di turbolenza il quale fa sì che il nostro Paese appaia come un'isola di stabilità. E questo dà degli asset alla diplomazia marocchina ma al tempo stesso crea una sfida per preservare la sua stabilità e per operare affinché tutta la regione sia stabile.
Inoltre, i legami fra le due rive del Mediterraneo costituiscono una vera sfida, fra l'Europa e il sud del Mediterraneo, su come il Marocco possa esercitare la sua vocazione naturale, di ponte fra le due rive.

D. Dunque il Marocco aspira a fare da ponte?

R. È la vocazione storica e naturale del Marocco per la sua posizione geografica, per la sua storia, per le sue scelte politiche, per la visione del suo sovrano: essere un ponte fra l'Africa e l'Europa, fra il mondo arabo e l'Europa, fra il mondo musulmano e quello non musulmano.

D. Il Marocco è stato risparmiato dagli attentati. Crede che la ragione possa stare nella gestione di politica estera?

R.  Il Marocco, sotto la guida di Sua Maestà il re, si è avviato su un processo riformatore non oggi, da oltre 20 anni, ed è questo che ha creato un contesto diverso dagli altri Paesi della regione. Dalla sua intronizzazione Sua Maestà ha accelerato il ritmo delle riforme: economiche, politiche, della società, i diritti delle donne, la lotta contro esclusione e fragilità sociale, i diritti delle persone più vulnerabili, un'apertura politica. Oggi il Marocco è una piattaforma di costruzione di auto, una delle più importanti a livello del Mediterraneo. Il Paese attira dei costruttori aeronautici e ha la più grande installazione di energia solare al mondo. Inoltre il porto di Tangeri è il più grande del Mediterraneo, e abbiamo lanciato il primo TGV in Africa.

D. Ha parlato di questa vocazione verso l'altra sponda del Mediterraneo: come vede in futuro i rapporti con l'Ue e quali sono le priorità in questa relazione?

R. Il Marocco è sempre stato pioniere nella sua relazione con l'Europa: per geografica siamo il Paese più vicino alla sponda sud, abbiamo una relazione di circa mezzo secolo perché il primo accordo fra il Marocco e l'Ue è del 1969 e oggi abbiamo tutti gli asset per posizionarci come partner affidabile e utile. Per questo non vogliamo un rapporto squilibrato con l'Europa; il Marocco ha delle cose da offrire all'Europa, ma al tempo stesso delle cose da prendere.

D. Per esempio?

R. Il Marocco può offrire il suo modello di lotta contro l'immigrazione clandestina, contro il terrorismo, il suo modello di energie rinnovabili, il suo modello di sviluppo economico. Ma il Marocco ha anche cose da prendere dall'Europa in termini economici, di rafforzamento del business, di miglioramento dell'integrazione nel mercato europeo.

D. E cosa mi dice dell'Italia?

R. Abbiamo rapporti di amicizia solidi. Abbiamo una dimensione umana sempre più importante per la presenza di una grande comunità marocchina in Italia in cui siamo alla seconda o terza generazione. E poi, abbiamo delle sfide comuni nel Mediterraneo. Quello di cui abbiamo bisogno oggi è l'ambizione. Oggi l'Italia non è nella top 5 e credo neanche nella top 10 dei partner economici del Marocco. Possiamo fare tanto: il Marocco, che oggi è una piattaforma per gli investimenti stranieri, può attirare quelli italiani, vista anche la posizione naturale di ponte verso l'Africa; possiamo rafforzare il nostro dialogo politico, affrontiamo diverse sfide legate al terrorismo, all'immigrazione clandestina e al cambiamento climatico. Dunque una buona relazione, amichevole, che ha un grande potenziale, ma l'ambizione è di andare al di là e darle un contenuto ancor più concreto, più strategico, perché l'Italia diventi fra i partner strategici chiave del Marocco.

D. Questo è l'appello che lanciate al governo italiano?

R. Questa è l'ambizione che condividiamo con i responsabili italiani perché lavoriamo insieme. Ne abbiamo già parlato più volte, anche con il mio collega Moavero abbiamo parlato di come rafforzare questa relazione e fare di Italia e Marocco dei partner solidi. Ho sentito che è un'ambizione condivisa, ora bisogna concretizzare.