Il presidente del Consiglio al vertice europeo: "Dobbiamo cercare di mantenerci flessibili nella scelta del candidato più giusto, che raccolga il più ampio consenso". In programma una nuova sessione di lavori per scegliere il presidente della Commissione
La trattativa al vertice di Bruxelles per trovare un accordo sul nuovo presidente della Commissione europea continua martedì 2 luglio alle 11. Dopo la fumata nera della notte e della riunione di lunedì mattina, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, ha sospeso il vertice con i 28 leader europei sulle nomine per la leadership delle principali istituzioni e lo ha riconvocato martedì mattina alle 11.
Il premier italiano Giuseppe Conte ha sottolineato che è necessario superare il criterio dello Spitzenkandidat: "Non può essere l'unico criterio, non dobbiamo legarci solo alla logica delle affiliazioni politiche. Dobbiamo tenere conto che stiamo scegliendo un presidente che dovrà guidare l'Europa per i prossimi cinque anni, con una grande strategia e visione, e quindi dobbiamo cercare di mantenerci flessibili nella scelta del candidato più giusto, che raccolga il più ampio consenso".
Entrato nel conclave europeo come 'Papa', il candidato dei socialisti Frans Timmermans si è però scontrato con l'opposizione di molti primi ministri di centrodestra decisi a non cedere al Pse la poltrona più ambita, quella del presidente della Commissione. Conte ha anche negato che ci sia sul tavolo delle trattative il cosidetto 'Patto di Osaka', negoziato in occasione del G20 tra Francia, Germania, Spagna e Olanda. "È un malinteso perché è stato deciso il giorno prima. Non c'è un accordo di Osaka. E' un fatto", ha detto il premier italiano. Fonti di Palazzo Chigi hanno anche precisato che nelle trattative il premier "ha le mani libere", pur tenendo conto della linea espressa dalla Lega. Per l'Italia è auspicabile una logica di pacchetto, ha ricordato Conte, "che tenga conto anche delle altre scelte alla Presidenza del Consiglio del Parlamento e della Bce. Non è detto che si riesca a trovare un accordo in giornata".
Intanto salgono le quotazioni della bulgara Kristalina Georgieva, appartenente alla famiglia dei popolari. Georgieva, attuale presidente della Banca Mondiale, potrebbe andare a presiedere il Consiglio europeo al posto di Donald Tusk. Verrebbe meno la convenzione secondo cui ad essere eletto Presidente del Consiglio Ue debba essere un ex capo di stato. Oltre alla presidenza del Consiglio i popolari otterrebbero anche la presidenza del Parlamento europeo che sarebbe attribuita al tedesco Manfred Weber. Per il ruolo di Alto Rappresentante della Politica estera e di Sicurezza comune fonti diplomatiche citano la candidatura dell'attuale primo ministro belga, il liberale Charles Michel. L'altra candidata di punta dei liberali la danese Margrethe Vestager sarebbe nominata primo vice-presidente della Commissione Europea.
Nella notte il primo ciclo di incontri bilaterali, durato cinque ore, era servito solo a eliminare dalla rosa dei nomi il premier irlandese, Leo Varadkar, che si è chiamato fuori dalla corsa dopo esser stato inserito tra i potenziali candidati nel corso delle trattative notturne. Da parte sua il presidente Tusk sta cercando di vincere la resistenza dei leader popolari che hanno mal digerito l'accordo preparato da Angela Merkel, incontrando i paesi ribelli nel centrodestra contrari alla linea della cancelliera: Croazia, Irlanda, Lettonia e Romania. I leader di questi gruppi difendevano la priorità del partito popolare per la Commisione europea. Sul tavolo dei negoziati restano i nomi di Timmermans, e di Marghrete Vestager, candidata dei liberali, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha citato ufficialmente il nome di Michel Barnier. Mentre i capi di stati e di governo arrancano, Antonio Tajani fa sapere che mercoledì il Parlamento eleggerà il suo nuovo presidente "che ci sia o meno un accordo al vertice".