La trattativa tra Gb e Ue, finora, non ha dato risultati. O ci sarà una bozza d'intesa entro ilo 13 marzo, o Theresa May sarà costretta a chiedere un breve rinvio per guadagnare tempo e trovare una quadra
A meno di un mese dalla data ufficiale della Brexit, in programma per il 29 marzo, i colloqui Ue-Londra di martedì a Bruxelles non hanno permesso di individuare una soluzione per uscire dall'impasse, aumentando il rischio di una nuova bocciatura dell'accordo da parte del Parlamento britannico. Notizia che, giungendo poco prima di una settimana cruciale per Theresa May, rafforza l'ipotesi di no deal, ovvero di un'uscita senza accordo. "A questo stadio non è stata identificata nessuna soluzione che sarebbe coerente con l'accordo di uscita", ha annunciato la Commissione Ue. A riferirlo al collegio dei commissari è stato il capo negoziatore Ue Michel Barnier, che martedì ha incontrato a Bruxelles i negoziatori britannici: l'attorney general Geoffrey Cox, incaricato di dare consulenza giuridica al governo britannico, e il segretario per la Brexit Steve Barclay. Le discussioni fra i tre, durate quattro ore, per Bruxelles sono state "difficili" nonostante si siano svolte in "un'atmosfera costruttiva", mentre Londra le ha definite solo "strenue".
"Le parti hanno avuto uno scambio di opinioni e adesso affrontiamo le discussioni reali. I colloqui riprenderanno presto", ha detto Cox, il quale ha parlato di discussioni "molto delicate" che sono andate "al cuore della questione" e ha riferito di avere presentato "proposte molto ragionevoli". "Discussioni tecniche" proseguiranno questa settimana, ha chiarito il portavoce della Commissione Ue.
Da quando lo scorso 15 gennaio il Parlamento britannico ha bocciato l'accordo che May aveva raggiunto con l'Ue a novembre, la leader Tory sta provando a ottenere delle nuove garanzie da Bruxelles sull'accordo di ritiro. La sua speranza è che quelle garanzie siano sufficienti a far approvare il piano dalla Camera dei Comuni entro il 12 marzo. Se i deputati dovessero respingerlo di nuovo, invece, May chiederà loro il 13 marzo se vogliono uscire dall'Ue senza accordo; a quel punto, se risponderanno di no, il 14 marzo sottoporrà loro una proposta di rinvio "limitato" della Brexit, oltre il 29 marzo. I leader Ue, dal canto loro, escludono di riaprire l'accordo di uscita al negoziato e hanno avvertito che, per essere accettata, la richiesta di rinvio deve essere opportunamente giustificata. Il punto d'attrito principale resta sempre il backstop, cioè quella sorta di 'assicurazione' che dovrebbe entrare in vigore se, al termine del periodo di transizione post divorzio, Regno Unito e Ue non dovessero ancora essersi accordati sui futuri rapporti: in quel caso il Regno Unito resterebbe in un "territorio doganale unico" con l'Ue, il che limiterebbe la capacità di Londra di negoziare dei trattati commerciali con Paesi terzi.
Londra vorrebbe delle garanzie sul fatto che il Paese non resterebbe bloccato a tempo indefinito nell'unione doganale: per provare a rispondere a queste preoccupazioni, Barnier ha evocato "un documento interpretativo la cui forma resta ancora da definire, che andrebbe ad aggiungersi al trattato di uscita e alla dichiarazione politica" che getta le basi delle relazioni future fra Londra e Ue.