La ragazza, 17 anni, studiava in Italia. Secondo un altro ex diplomatico (che ha abbandonato il regime nel 2016) è stata rapita e portata a Pyongyang, ma la Farnesina smentisce: "Ha chiesto lei di tornare a casa"
È giallo sul destino di una liceale nordcoreana che studiava a Roma, rimpatriata a Pyongyang dall'Italia dopo che il padre Jo Song-gil, ex ambasciatore nel nostro Paese, è scomparso a novembre in quello che è stato visto come un tentativo di diserzione.
Thae Yong-ho, un altro disertore che se ne andò nel 2016 quando prestava servizio nell'ambasciata di Londra, riferisce che la ragazza è stata riportata in Corea del Nord a novembre e che sarebbe sotto il controllo delle autorità nordcoreane. Ma la Farnesina chiarisce di aver ricevuto per via diplomatica dall'Ambasciata della Corea del Nord a Roma la comunicazione relativa all'avvicendamento del funzionario presso l'Ambasciata stessa. La Farnesina ha ricevuto due note formali al riguardo. La prima, datata 20 novembre 2018, con la quale veniva data notizia dell'assunzione delle funzioni di Incaricato d'Affari a Roma da parte del Signor Kim Chon. La seconda, datata 5 dicembre 2018, con la quale si informava che l'ex Incaricato d'Affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l'Ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre 2018, accompagnata da personale femminile dell'Ambasciata. La Farnesina precisa infine di non disporre di alcuna altra informazione sulla vicenda.
Thae Yong-ho non ha portato prove del suo racconto, ma se la sua versione fosse verala cosa potrebbe creare qualche problema anche alla Farnesina perché era chiaro che, dal momento della diserzione del padre, la ragazza era a rischio ritorsione e andava probabilmente protetta.
Ii deputati e senatori del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato hanno fatto appello a Matteo Salvini: "Chiediamo al Ministro dell'Interno di riferire in Parlamento e di fare chiarezza sulle notizie relative al rapimento e al rimpatrio forzato della figlia minorenne dell'ex ambasciatore nordcoreano da parte dei servizi di Pyongyang. Se i fatti fossero confermati sarebbero gravissimi, un nuovo caso Shalabayeva. Non è tollerabile che agenti dell'intelligence di un Paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali. La giovane rischia nel suo Paese di essere imprigionata e torturata".