La conferma ufficiale dalla Corea del Sud: l'uomo avrebbe chiesto asilo a inizio dicembre
Jo Song-gil, per oltre un anno ambasciatore nordcoreano 'reggente' in Italia, ha chiesto asilo con la sua famiglia a inizio dicembre in un "imprecisato Paese occidentale". Lo riporta il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo, citando fonti diplomatiche a Seul, in quella che sarebbe un'altra defezione di alto livello tra le fila dei funzionari di Pyongyang all'estero. "Ha fatto richiesta di asilo all'inizio del mese scorso", fa sapere una delle fonti citate dal quotidiano. Poi la conferma ufficiale dalla Corea del Sud: Jo Song-gil, ha disertato "e ora si nasconde". "Il mandato di ambasciatore ad interim doveva termina a novembre scorso e Jo è fuggito dall'ambasciata ai primi di novembre" con la moglie, ha spiegato Kim Min-ki, deputato di Seul, al termine di un'audizione a porte chiuse con uomini dell'intelligence sudcoreana.
Jo sarebbe ora "protetto" dalle autorità italiane "in un luogo sicuro": 48 anni è stato "incaricato d'affari" fino al 20 novembre da ottobre 2017 quando l'Italia aveva chiesto all'ambasciatore nominato della Corea del Nord, Mun Jong-Nam, che non era ancora pienamente accreditato, di lasciare il Paese, in segno di protesta contro i lanci missilistici e i test nucleari condotti da Pyongyang. Jo è "conosciuto come il figlio, o il genero di uno dei più alti funzionari del regime di Pyongyang", riporta JoongAng citando un esperto non identificato.
Si tratta dunque di una defezione molto grave per Pyonyang, alla stregua di quella nel 2016 dell'ex numero due dell'ambasciata nordcoreana nel Regno Unito, Thae Yong-Ho. La maggior parte dei diplomatici nordcoreani in genere deve lasciare nel Paese i membri della propria famiglia, soprattutto i bambini, per scoraggiare le defezioni una volta all'estero. Jo, tuttavia, è arrivato a Roma a maggio 2015 con la moglie e i figli, cosa che lascia pensare che potesse provenire da una famiglia privilegiata.