Kenya, volontaria italiana di 23 anni rapita da una banda armata

Sequestro a Chamaka, nella contea di Kilifi: la giovane si chiama Silvia Romano e lavora per l'ong Africa Milele Onlus. La procura di Roma apre un fascicolo

Una 23enne italiana, Silvia Romano, è stata rapita da un gruppo di uomini armati a Chakama, villaggio sperduto del Kenya. Gli assalitori, armati di mitragliatori, hanno fatto irruzione nell'orfanatrofio dove la giovane presta servizio come volontaria della onlus Africa Milele. Tra i feriti ci sono anche bambini. La polizia africana indaga su possibili legami con i jihadisti legati ad al-Shabab. L'unità di crisi della Farnesina si è immediatamente attivata e la procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di terrorismo. "Ci stiamo lavorando, fatemi dire il meno possibile", il commento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

Intanto sui social gli 'hater' si sono scagliati contro la cooperante: "Bloccare i pagamenti dei riscatti. Far morire un buonista per educarne 100". Il rapimento è avvenuto martedì sera intorno alle 20. I criminali sono arrivati a bordo di un furgone e hanno lanciato una bomba a mano sparando all'impazzata. Secondo la ricostruzione degli abitanti del villaggio, volevano la volontaria italiana. "Cercavano proprio lei, la 'straniera' – racconta Ronald Kazungu, che ha assistito al rapimento – Sono arrivati sei uomini chiedendo di Silvia. Io gli ho detto che era uscita. Hanno iniziato a litigare, sostenendo di averla vista in casa. È stato in quel momento che gli ho detto dove si trovava. Lei urlava 'Aiuto Ronald, aiuto'. Ho cercato di allontanare un uomo che la stava soffocando tenendola verso il basso. Ma le hanno legato le mani dietro la schiena e qualcuno mi ha colpito in testa".

Silvia, istruttrice di ginnastica acrobatica nella palestra Zero-Gravity di Milano, era partita una prima volta per il Kenya a luglio con la ong Orphans's Dreams, fondata l'anno scorso da Davide Ciarrapica. Laureata a febbraio in mediazione linguistica al Ciels, aveva avviato una raccolta fondi su Facebook per, come scrive lei stessa, "accogliere sempre più bambini che hanno bisogno di condizioni di vita dignitose e serenità". Ne aveva parlato anche con i vicini di casa, in quartiere Casoretto, dove tutti la descrivono come "educata, affezionata al suo amico a quattro zampe e gentile con tutti".

A settembre aveva deciso di tornare nel 'continente nero', questa volta con la onlus marchigiana Africa Milele. Chakama è in mezzo alla foresta: un villaggio di terra rossa e capanne, e la stazione di polizia più vicina è a due ore di distanza. "La avevo avvertita, spiegandole che, siccome aveva fatto solo una esperienza di un mese come volontaria, non poteva pensare che tutti le fossero amici", spiega Ciarrapica. In tanti sui social, appresa la notizia del rapimento, si sono scagliati contro l'impegno di Silvia in Kenya. Sono centinaia gli insulti rivolti alla 23enne: "Ennesima oca giuliva, poteva stare a casa e aiutare gli italiani", "Lasciatela lì, quanto ci costerà farla tornare a casa". Agli odiatori della Rete hanno replicato in molti, chiedendo "rispetto per chi decide di aiutare il prossimo". Non è chiaro se Silvia sia stata presa dai banditi per uscire dal villaggio in sicurezza dopo aver seminato il terrore o per chiedere un riscatto. I genitori e la sorella, chiusi in un'attesa silenziosa, confidano negli aggiornamenti della polizia keniota, in costante contatto con le autorità italiane.