Brexit, May avverte: “Se salto io non sarà più facile”. Presto da Juncker

Il messaggio della premier britannica ai ribelli dei Tories che minacciano una mozione di sfiducia. In settimana a Bruxelles per discutere sulla "relazione futura" fra Londra e Ue dopo il divorzio in programma il 29 marzo 2019

È una settimana "cruciale" per la Brexit. A dirlo la premier britannica Theresa May, il cui progetto di accordo con Bruxelles per l'uscita dall'Ue è stato molto contestato scatenando un'ondata di dimissioni dal suo governo e spaccando il suo partito. Dopo una settimana a suo dire "difficile", proprio a causa di questa levata di scudi contro l'intesa, dai microfoni di Sky News May ha lanciato un messaggio ai ribelli dei Tories, che minacciano una mozione di sfiducia: "Un cambio di leaderhip in questo momento non renderà più facili i negoziati". Quello che determinerebbe, avverte la leader conservatrice, sarebbe "un ritardo di quei negoziati e questo implica il rischio che la Brexit venga ritardata o vanificata".

L'inquilina del numero 10 di Downing Street ha annunciato che si recherà a Bruxelles questa settimana per incontrare il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, in vista del vertice del 25 novembre che dovrebbe dare il via libera all'accordo. I colloqui verteranno in particolare sulla "relazione futura" fra Londra e Ue, cioè dopo il divorzio in programma per il 29 marzo del 2019. "Ci sono in effetti ulteriori negoziati in corso e niente è concordato finché tutto non è concordato", ha chiarito May.

Il punto più controverso dell'intesa è il cosiddetto 'backstop', cioè la soluzione pensata come ultima spiaggia per il nodo irlandese. Prevede il mantenimento del Regno Unito nell'unione doganale con l'Ue e un allineamento di regole più marcato per l'Irlanda del Nord, nel caso in cui non venisse raggiunto alcun accordo fra Londra e Bruxelles per il termine del periodo di transizione di 21 mesi previsto dopo il divorzio. Domenica May ha provato a rassicurare, paragonando il backstop a una "polizza di assicurazione". Ma i falchi dei Tories non ne sono convinti e minacciano un voto di sfiducia, promosso dal deputato conservatore 'Brexiteer' Jacob Rees-Mogg. Il voto potrà scattare solo se richiesto dal 15% del gruppo conservatore in Parlamento, cioè 48 deputati. "A quanto ne so questa soglia non è stata raggiunta", ha detto la premier.

Intanto, secondo i media britannici, un gruppo di cinque ministri euroscettici sta provando a convincere May a modificare il piano di accordo. Il testo verrà presentato in Parlamento a dicembre, ma il suo destino resta incerto visto che si oppongono tanto laburisti e Libdem, quanto il piccolo partito unionista nordirlandese Dup alleato di May al governo. La premier scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato che anche il suo Partito nazionalista scozzese (Snp) voterà contro il testo. Sturgeon vorrebbe proporre un pian alternativo unendosi ad altri partiti. Quanto al leader laburista , si oppone al compromesso raggiunto da May ma afferma che l'ipotesi di un nuovo referendum sulla Brexit "è un'opzione per i prossimi mesi e non per adesso".