Il giornalista saudita è stato smembrato nella sede diplomatica di Istanbul, ma si esclude ogni responsabilità del principe ereditario Mohammed bin Salman
A un mese e mezzo dall'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, Riyad riconosce che il reporter, noto con la sigla MBS. A fornire gli aggiornamenti sul caso è stato un portavoce della procura generale saudita, Shaalan al-Shaalan. Secondo la sua ricostruzione, è stato il vice capo dell'intelligence saudita, il generale Ahmed al-Assiri, a ordinare di andare in Turchia e riportare Riyad Khashoggi, volente o nolente, ma il capo della squadra di quelli che definisce "negoziatori" mandati a Istanbul avrebbe poi dato l'ordine di uccidere. Il principe Bin Salman, dunque, è completamente estraneo ai fatti, sostiene la procura saudita, riferendo che dei 21 sospettati undici sono stati incriminati e per cinque di loro è stata chiesta la pena di morte.
Khashoggi, che viveva in autoesilio negli Stati Uniti e collaborava con il Washington Post, si era recato nel consolato del suo Paese a Istanbul su appuntamento, per ottenere i documenti necessari a sposare la fidanzata, turca. La procura generale saudita conferma oggi quelle che erano finora delle indiscrezioni: il 2 ottobre è stato prima drogato e poi smembrato all'interno della sede diplomatica; i suoi resti poi, secondo la versione di Riyad, sarebbero stati consegnati a un agente fuori dal consolato.
Dalla Turchia la replica è dura: il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha definito "insufficienti" le spiegazioni fornite, insistendo sul carattere premeditato dell'operazione. "Ci dicono che Khashoggi è stato ucciso perché si sarebbe opposto a essere riportato nel suo Paese. Ma in realtà questo omicidio, come abbiamo già detto, era stato pianificato in anticipo". Fare a pezzi il corpo "non è stato improvvisato" ma "avevano portato persone e strumenti necessari per farlo, avevano già pianificato come ucciderlo e come farlo a pezzi", ha aggiunto.
L'omicidio dell'editorialista, 59 anni al momento dei fatti e critico nei confronti del potere saudita, si è trasformato progressivamente in uno scandalo internazionale per l'Arabia Saudita man mano che sono emerse le circostanze macabre in cui era avvenuto. Riyad, dopo avere affermato che era uscito dal consolato, ha cambiato versione più volte, dicendo prima che il giornalista era morto in una rissa e poi che si era trattato di una "operazione non autorizzata" dal potere.