Cosa può succedere da ora al divorzio tra Regno Unito e Unione europea, previsto per il 29 marzo 2019
Il governo britannico di Theresa May e l'Unione europea hanno raggiunto una bozza di accordo di uscita per la Brexit, che è stata approvata mercoledì dall'esecutivo di Londra scatenando però un'ondata di dimissioni. Di seguito si riassume quali saranno le tappe successive da ora fino alla data effettiva del divorzio, in programma per il 29 marzo del 2019.
– Gli Stati analizzeranno adesso l'accordo. Entro la fine della settimana, come ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue si incontreranno per condividere la loro valutazione. Discuteranno inoltre del mandato per la Commissione di finalizzare la 'Joint Political Declaration' sulle relazioni future fra Ue e Regno Unito.
– La Commissione Ue intende concordare la dichiarazione sui rapporti futuri con l'Ue entro martedì. Nelle 48 ore successive gli Stati membri avranno tempo di valutarla, il che significa che gli sherpa dei 27 Paesi Ue dovrebbero concludere questo lavoro entro giovedì.
– Se tutto procederà senza intoppi, domenica 25 novembre alle 9.30 si terrà un Consiglio europeo per finalizzare e formalizzare l'accordo sulla Brexit, con la firma. L'accordo andrà approvato poi sia dal Parlamento britannico, doveTheresa May ha difendendso l'intesa, sia dall'Europarlamento.
– A dicembre il Parlamento britannico sarà chiamato a votare sull'accordo. Nel caso in cui voterà sì, l'accordo sul ritiro dall'Ue verrà introdotto a partire dall'inizio del 2019. Nel caso in cui voterà no, il governo avrà 21 giorni per presentare un nuovo piano. May, parlando alla Camera dei Comuni, ha chiarito quali opzioni vede: o il sì alla bozza di accordo raggiunto (seppur contestato), o un 'no deal', o nessuna Brexit.
– In caso di no del Parlamento britannico, le opzioni che si prospettano sono: l'uscita dall'Ue senza un accordo, cioè il cosiddetto scenario di 'no deal'; un nuovo negoziato; nuove elezioni; un secondo referendum, opzione chiesta sempre più a gran voce dall'opposizione ma respinta finora in modo altrettanto fermo.
– In caso di sì da parte del Parlamento britannico, invece, l'accordo dovrebbe poi essere approvato dal Parlamento europeo, dove è necessaria la maggioranza semplice. A quel punto la palla passerebbe al Consiglio europeo, dove per l'approvazione basterebbe il consenso di 20 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione. Si arriverebbe così alla data effettiva di uscita del Regno Unito dall'Ue, il 29 marzo del 2019: da quel momento scatterebbe il periodo di transizione di 21 mesi, fino a dicembre del 2020.