Israele, bufera sulla legge ‘Stato-nazione’: “E’ discriminatoria”

Dal Patriarcato latino di Gerusalemme al quotidiano Haaretz, in tanti puntano il dito contro la riforma che colpisce i cittadini non ebrei

La legge che definisce Israele 'Stato-nazione' del popolo ebraico è "discriminatoria" e provoca "grande preoccupazione". A denunciarlo è il Patriarcato latino di Gerusalemme, che condanna senza mezzi termini la riforma votata dalla Knesset e sostenuta dal premier Benjamin Netanyahu, giudicata una legge "esclusiva piuttosto che inclusiva" e che non offre "nessuna garanzia costituzionale per i diritti degli autoctoni e delle altre minoranze che vivono nel Paese". L'autorità della chiesa cattolica in Medioriente sottolinea che la riforma "contravviene esplicitamente alla Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, così come alla Dichiarazione di Indipendenza dello stesso Israele" e definisce "inconcepibile che una Legge costituzionale ignori un intero segmento di popolazione, come se i suoi membri non fossero mai esistiti". Il comunicato denuncia che – anche nel caso in cui la legge non abbia effetti concreti – questa manda "un segnale inequivocabile ai cittadini palestinesi di Israele, comunicando loro che in questo Paese non sono a casa loro".

Il Patriarcato critica anche il fatto che nel testo la lingua araba sia stata degradata da lingua ufficiale a lingua 'a statuto speciale', e venga assunto l'impegno di lavorare per lo sviluppo dell'insediamento degli ebrei sul territorio, "senza nessuna menzione allo sviluppo del Paese per il resto dei suoi abitanti". I cittadini cristiani di Israele "hanno la stessa preoccupazione di ogni altra comunità non-ebraica nei confronti di questa legge", conclude il rappresentante della chiesa cattolica, e fanno appello "a tutti gli appartenenti allo Stato di Israele che ancora credono nel concetto fondamentale dell'eguaglianza tra i cittadini di una stessa nazione, perché esprimano la loro obiezione a questa legge e ai pericoli derivanti da essa per il futuro di questo Paese".

Una dura presa di posizione contro la legge 'Stato-nazione' arriva anche da un'altra voce interna. Il quotidiano israeliano Haaretz ha dedicato alla questione un editoriale intitolato 'Il primo ministro dell'apartheid'. Una bordata a Netanyahu, considerato il primo responsabile per la discriminazione: "Questa volta Netanyahu ha preso posizione a sostegno della discriminazione costituzionale contro i cittadini israeliani che non sono ebrei", si legge. Il voto sulla riforma, secondo l'autore dell'articolo, "ha aggiornato la linea di frattura politica in Israele: il campo della discriminazione contro il campo dell'uguaglianza; i sostenitori dell'apartheid contro i sostenitori della democrazia". Anche il presidente di Israele, Reuven Rivlin, ha affrontato il tema della riforma costituzionale durante una visita alla città beduina di Kuseife. "Capisco i sentimenti dei cittadini arabi, la partnership tra di noi è necessaria", ha detto, "farò tutto quanto in mio potere, come cittadino dello Stato di Israele, che è nato in un Paese che è la realizzazione del sogno del movimento sionista, di avere una casa condivisa da tutti".