Siria, Trump frena su raid. Macron: “Assad ha usato gas, ho le prove”

Il presidente francese conferma l'allarme lanciato dai caschi bianchi sui raid in Siria

Stati Uniti e alleati sembrano frenare su un possibile intervento militare in Siria, in risposta al presunto attacco con armi chimiche a Douma. Il presidente americano Donald Trump, che mercoledì aveva fatto salire alle stelle la tensione con un tweet in cui invitava la Russia a "prepararsi" perché i missili "arriveranno", ora sembra prender tempo: un attacco potrebbe avvenire "presto oppure per nulla presto", ha detto, prima di incontrare i consiglieri e annunciare "a breve" una decisione. Il suo segretario alla Difesa, James Mattis, ha intanto definito l'uso di armi chimiche "semplicemente inescusabile".

Rallenta anche il presidente francese Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi aveva parlato di una risposta "nei prossimi giorni". Intervistato in tv, ha detto di "avere le prove che il regime ha usato armi chimiche", ma anche aggiunto che una decisione sarà presa "a tempo debito". La tensione è altissima, con navi da guerra americane e russe dispiegate nel mar Mediterraneo, mentre jet americani sorvolano le coste del Paese in guerra e il traffico aereo è bloccato per il rischio di raid aerei.

Damasco, secondo fonti in Siria, ha evacuato strutture militari e nascosto equipaggiamenti dell'esercito. Oltre Manica, la prima ministra britannica Theresa May ha convocato il governo, mentre i media hanno riferito che i 'suoi' sottomarini sono stati spostati vicino alle coste siriane, perché gli eventuali obiettivi siano alla portata dei missili. Un attacco potrebbe avvenire già giovedì notte, hanno ipotizzato i media, dopo che May mercoledì ha detto che "tutte le indicazioni" portano a una responsabilità di Damasco nell'attacco chimico, che "non può restare senza risposta".

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha definito "ovvio" che il regime di Bashar Assad abbia compiuto l'attacco chimico, ma ha anche precisato che la Germania non parteciperà a un'azione militare, semmai contribuirà in altri modi. Idem in questo senso la posizione del premier Paolo Gentiloni: l'Italia non parteciperà ad azioni militari, ma continuerà a dare supporto logistico agli alleati.

La Nato ha definito le armi chimiche "una minaccia alla pace e sicurezza internazionali", aggiungendo che "i responsabili pagheranno" e chiedendo "accesso pieno agli osservatori" in Siria, mentre domani il segretario generale Jens Stoltenberg incontrerà l'Alta rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini. A Bruxelles, poi, la Commissione europea non ha commentato su possibili azioni militari, ma ha affermato che "tutte le indicazioni" puntano sull'"uso di armi chimiche a Douma" e che "i responsabili devono rispondere" dell'attacco.

La Russia parla delle notizie su Douma come di un "pretesto" per lanciare un'azione militare contro l'alleato siriano, e ieri ha detto che abbatterebbe tutti i missili esplosi contro la Siria. Il ministero degli Esteri di Mosca ha anche avvertito l'Occidente: "Valuti seriamente le conseguenze" delle sue minacce e azioni, se non vuole un'escalation. Poi il Cremlino ha però rassicurato: la linea di comunicazione tra Mosca e Washington, destinata a evitare incidenti in Siria, continua a funzionare. E il presidente Assad ha lanciato a sua volta un avvertimento: "Qualsiasi azione non farebbe altro che destabilizzare ulteriormente la regione".

Nel frattempo, all'Onu il segretario Generale Antonio Guterres ha invitato il Consiglio di sicurezza "a evitare una situazione fuori controllo in Siria". Questo dopo che la risoluzione americana per istituire un meccanismo d'inchiesta indipendente sugli attacchi chimici è stata falciata dal veto russo, e che proposte di Mosca sono a loro volta state bocciate. Ora la Svezia ha presentato una nuova proposta, discussa a porte chiuse in una nuova riunione, con cui eliminare le armi chimiche dalla Siria "una volta per tutte", con una missione di verifica dei fatti dell'Opac e un'altra "di disarmo di alto livello". Questo nonostante l'accordo Usa-Russia del 2013, che evitò raid americani sulla Siria in cambio della promessa di Damasco di smantellare tutte le scorte chimiche. Intanto, due separate missioni Opac arriveranno oggi e domani in Siria, e sabato cominceranno le loro indagini, ha annunciato l'organizzazione.