Siamo solo agli annunci, ma le reazioni (più o meno dure) già si vedono. Ieri Donald Trump ha dichiarato di avere deciso di imporre dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio e che firmerà il provvedimento "la prossima settimana". L'annuncio è avvenuto nel corso di una riunione con diversi manager di aziende nella Cabinet Room della Casa Bianca: "Firmerò la prossima settimana. E fra poco avrete protezione per un lungo periodo. Dovrete far ricrescere le vostre industrie, è tutto ciò che chiedo".
Una decisione, quella di Trump, che conferma la minaccia del protezionismo e che potrebbe alimentare una guerra commerciale. In più, i dazi vengono considerati anche un fattore inflazionistico, in quanto implicano prezzi più alti per i consumatori.
La prima a mostrare gli effetti post annuncio è la borsa di New York, con l'indice Dow Jones che perde l'1,7% chiudendo a 24,608.98 punti. In calo anche S&P 500 che perde l'1,3% chiudendo a 2,677.67 e il Nasdaq che chiude con -1,3% a 7,180.356 punti. Tonfo anche a Tokyo con l'indice Nikkei 225, che chiude la giornata di contrattazioni scivolando del 2,50%, a 21.181,64 punti. Reazione negativa anche da parte di altri listini azionari asiatici. Hong Kong -1,45%, Sidney -0,74%, Shanghai -0,49%, Seoul -0,74%.
Poi è la volta della Cina, che ha invitato gli Stati Uniti a "esercitare moderazione nell'uso degli strumenti di protezione commerciale". "Se tutti i paesi seguiranno l'esempio degli Stati Uniti, questo porterà indubbiamente a un serio impatto sull'ordine commerciale internazionale", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. La Cina è il più grande produttore mondiale di acciaio, ma rappresenta meno dell'1% delle importazioni statunitensi e vende solo il 10% del suo alluminio lavorato all'estero. I produttori di acciaio in Canada, Brasile, Messico, Corea del Sud e Turchia dipendono molto più pesantemente dal mercato statunitense.
Sul fronte europeo, è Berlino a farsi sentire. Per il ministro tedesco, Sigmar Gabriel, l'Unione europea deve rispondere "con determinazione" alla decisione del presidente. Il passaggio da Washington è stato "non del tutto accettabile", ha detto Gabriel, aggiungendo che i produttori tedeschi ed europei "non praticano una concorrenza sleale con il dumping sui prezzi" e ritengono che "il presidente Trump dovrebbe ripensare al suo annuncio".
Rincara la dose Steffen Seibert, portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel. "Il governo federale respinge tali dazi – ha detto il portavoce – il problema della sovraccapacità globale nei settori dell'acciaio e dell'alluminio non può essere risolto con questa misura unilaterale dagli Stati Uniti". Seibert, parlando con i giornalisti a Berlino, ha aggiunto che la Germania guarderà "molto da vicino" i dettagli delle misure protezionistiche quando emergeranno la prossima settimana.
Anche la Russia si è detta "preoccupata". "Sappiamo – ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – che in molte capitali europee è stata espressa preoccupazione in merito a questa decisione, condividiamo questa preoccupazione e stiamo analizzando la situazione che sta emergendo nelle relazioni commerciali".
Trump, ovviamente, va avanti per la sua strada e su Twitter replica: "Quando un Paese (Usa) sta perdendo molti miliardi di dollari nel commercio con ogni Paese con cui fa affari, le guerre commerciali sono buone e facili da vincere". "Esempio, se siamo sotto di 100 miliardi di dollari con un certo Paese e fanno i furbi, non si commercia più – vinciamo forte. E' facile!".
https://twitter.com/realDonaldTrump/status/969525362580484098?ref_src=twsrc%5Etfw