Caso Regeni, perquisiti a Cambridge ufficio e casa della tutor

Giulio è morto proprio a causa della ricerca che stava compiendo in Egitto. La docente resta persona informata sui fatti e non è indagata

Perquisito l'appartamento di Maha Abdel Rahman, tutor di Giulio Regeni a Cambridge. Gli inquirenti italiani, in collaborazione con gli agenti britannici, hanno acquisito oggi pc, telefono e altri supporti informatici della docente che rimane, comunque, non indagata.

Non è una svolta, ma di certo una novità interessante dell'inchiesta sul rapimento e l'uccisione del ragazzo, perché la perquisizione avviene dopo l'audizione nella quale la docente ha ribadito che l'argomento della ricerca sul campo da realizzare al Cairo era stato scelto liberamente da Giulio. Su quella scelta lei non avrebbe avuto alcuna responsabilità. Il nodo sta proprio nel fatto che, a due anni dall'omicidio, appare chiaro che il giovane sia morto proprio a causa della ricerca sui sindacati che stava compiendo in Egitto.

"Maha Abdel Rahman – scrive in una nota la procura – ha accettato di rispondere a tutte le domande poste dagli investigatori inglesi, confermando le dichiarazioni già precedentemente rese". All'audizione hanno partecipato gli inquirenti britannici, il pm Sergio Colaiocco, e gli investigatori italiani di Ros e Sco.

"Si è pertanto deciso di dare esecuzione al decreto di perquisizione locale dell'abitazione e dello studio della professoressa – prosegue il comunicato -. Nel corso dell'atto sono stati acquisiti supporti informatici e documenti che saranno utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco ed oggettivo, sul ruolo della professoressa nei fatti di indagine".

Nel traffico email e nei file di lavoro della professoressa, chi indaga cercherà, nei prossimi giorni, una conferma, o una smentita, di quanto da lei detto. Nelle settimane passate sono stati sentiti anche gli studenti di Cambridge che, prima di Giulio, si erano recati in Egitto con progetti di ricerca promossi dall'ateneo.

Due anni di indagini hanno dimostrato che Giulio venne pedinato e tenuto sotto controllo per settimane prima della sua morte, e che proprio quella ricerca, che portava avanti con il massimo dell'impegno, lo aveva esposto a un grave pericolo dal quale, forse, non era stato messo sufficientemente in guardia.